31 maggio 2009

Nepitelli tempestosi






Non mi è parso mai vago

il disinteresse del mare

ed anzi nel mio cuore

tesse l’estuario amaro e beato.


Intanto incorrono le schedature

prolisse dei beni, i cataloghi

delle illusioni con gli svincoli

di identità d’usufrutto.

I miei dizionari, tutti invecchiati

nella contemporaneità già smussata.


Un confluire ottuso lascia

il diaframma di madreperle logorato,

riverbera tutto questo come

un altro mondo,


e l’occhio ingolfato

di lacrime senza uscita,

attraverso il vento delle onde

nell’orecchio è tutto asciugato,

la voce sua entra e sa dire

cose mie che non conosco.





19 maggio 2009

Condizioni d'uso






L’inarcato godere della visione

s’addentra nella tua missione privata:

un golfo inabitato, scevro di spettri

e di dintorni, in luogo di mentire

sull’Ente spodestato è un vano

con affreschi di cielo e ali

d’amorini furtivi e furbeschi,

ariette e guazzi forzati in

quadrature fuggite ai cerchi

concentrici della tua vita,

bisticciata con le promesse

degli eventi inerenti, delle cose

dubbiose, le nebbie della ragione

e i pigolii di piccole arpie in nuce,

la luce del tempo che ti ha truccato

di segni il volto, le spume albeggianti

delle tue stagioni tutte attardate.

Cosa ti resta ai piedi, un calzare di

Ermes ed un saldalo liso d’Achille

pronto ad essere colpito, prima di

balzare in aria in un cielo lapislazzulo?




12 maggio 2009

L'importanza del luogo




E’ applicandomi alla ricerca indefessa dell’abitazione che mi capitò di intendere in lui una sorta di preesistenza. Era un doge, in anni di espansione del dominio della serenissima repubblica, quando le merci circolavano veramente tra mari, porti, isole, lagune, fiumi, carretti, mori e schiavi per denaro sonante. I dogi erano d’estrazione piratesca e imprenditoriale al contempo, capitani da mar con lunghi solchi e grinze agli angoli degli occhi arsi dal sole e dal sale. Io probabilmente ero un suo attendente o mi curavo dei depositi dei vini, vettovaglie da assicurare per i suoi viaggi d’esplorazione. Ma certamente i suoi palazzi splendevano di ori e vetri sulle facciate, le corti traboccavano di broccati e sete, gli androni poi misuravano i metri di spezie e otri di vini liquorosi. Certamente nell’isola del lazzaretto i dottori fumigavano le sue mercanzie, i lapislazzuli venivano venduti ai pittori di grido, le sue navi partivano ogni tanto con trombe e pianti e implorazioni alla madonna, o a venere in culti più segreti. I marmi e i bronzi si stavano già preparando per la sua cappella e i famigli, austeri, controllavano i costumi delle femmine. Lui, lavorava da tempo alle ambasciate, spediva lettere e documenti di tale cura che una parola nell’ordito della rettorica poteva valere molte teste. Lo stile e l’equilibrio della prosa era diventato tutto il suo cruccio.

Ora è il desiderio che lo anima alla riconquista, tutto stà nel buon giro dei venti.




5 maggio 2009

Seconda coniugazione






Questo tuo scialbo di bellezza

che vive acerbo, sprovveduto

è tutto un costume di stelle

staccate, bottoni lucenti

madreperle coriacee e slabbrate

una casacca trapuntata sull’oscuro

assoluto che regge

una domanda povera e crudele

senza scampo alcuno negli occhi

senza mare un golfo sicuro




2 maggio 2009

Aleph




Ruscellamento millenario
dentro le bussole degli occhi

così impazzite, erodi le sale

la camera rupestre delle impressioni

e lasci un’acca senza voce,

le inarticolate aspirazioni.

Ormai s’inceppa il meccanismo

dell’azione, rugginosa la notte

del sole mentre spira
in nebulose di vecchiaia.
Tutto quello che non so
s’involve in un cartoccio di stelle

in un lustro senza verbo

sempre prima del giorno

della luna, futura e oscura.