31 ottobre 2007

le passeggiate diurne del signor Gameto

La coppia formatasi prese a camminare nel senso della strada nuova, ma quasi subito svoltarono nelle strade meno trafficate del ghetto. Quella vaga cava si rivolse con il lei ad Antonio Gameto nel porgere quella scatola decisa di biscotti che doveva essere un riferimento a qualche nodo dei loro discorsi precedenti. Passarono il ponte del ghetto e risalirono interamente la fondamenta della misericordia per arrivare alla prima tappa del loro percorso stabilita ai Santi Apostoli in un caffè ricco di dolciumi. Il lei fu abbandonato ed anche la conversazione spesso lasciata ad impigliarsi tra gli occhi che si abbassavano sul tavolo, non riusciva ad essere come le parole che si erano scambiati per altra via e in altri luoghi. Non restò loro che alzarsi e riprendere il percorso passando il ponte dei commercianti sino ad una trattoria delle poste dove in una specie di vetrina si fermarono per il pranzo. Vaga cava era astemia, dunque Gameto per non offendere il locale cercò di terminare per intero la bottiglia di vino bianco del Trentino che aveva ordinato . La discussione nella trattoria delle poste tocco diversi punti più cruenti. I due parlarono del terrore e del senso della partecipazione alla congrega degli schermati della rete e non mancarono di ironizzare sulle maestranze del locale che si videro costrette verso le prime ore meridiane a sollecitare l’uscita della coppia dal locale. Il percorso da fare per tornare nei pressi della stazione era piuttosto lungo e l’aria frizzante fece sparire il torpore del vino dalla testa meandro di Antonio Gameto. Egli ebbe modo di portarla in alcuni luoghi giudicati significativi per la sua poco precisata formazione. Non gli passò per la testa che un edificio chiamato Liceo non si discostava troppo da altri chiamati Bacaro e che nella testa recipiente della Vaga cava quella distinzione poteva sciogliersi in un sorriso.
Ma restava ancora un luogo da raggiungere e questo luogo aveva la buona funzione di equidistanza dalla stazione ferroviaria e quella delle automobili. Entrarono così in questo luogo dal nome vagamente esotico che avrebbe dovuto richiamare qualcosa nella orda dei pensieri dei suoi avventori notturni. Ma nel pomeriggio la sua conformazione lo faceva apparire null’altro che un bar con dei piccoli tavoli tondi di legno ed i quadri alle pareti di muratura perdevano con la luce diurna ogni fantasiosa ipotesi che l’oscurità sapeva riferire.
Giocarono a scacchi pareggiando l’incontro e decisero che avrebbero cenato assieme anche la sera, ma nella casa del Gameto. Questi non riusciva più a fermare il flusso delle sue rappresentazioni ed aveva perso ogni garanzia di primogenitura nei pensieri quando capiva che guardando lei non era lei ciò che realmente guardava, bensì uno specchio incapace di riflettere fedelmente l’immagine di seduzione che egli avrebbe voluto vedere. Tra due persone credeva dovesse stabilirsi un dialogo segreto fatto di gesti e di movimenti occulti capaci di risalire la china dello sguardo o della parola. Ma di tutto questo armamentario gotico non vi era traccia. La sola questione era quella di prolungare il tempo, come avrebbe desiderato fare un predatore di fronte alla sua probabile vittima. Un tempo ipnotico da arrestare assolutamente. Il personale del locale trattò freddamente i due forse per questioni di vecchia data che interessavano il Gameto. Eppure la sua sfrontatezza in certi casi risultava per quanto inopportuna la medicina migliore per continuare a girovagare nel solito mondo degli affitti notturni con delega pomeridiana. Se avesse dovuto preliminarmente compiere una cernita di luoghi e discorsi non avrebbe reso un servizio da scrittore sulla propria “umana” vicenda. Pertanto decise che si sarebbe lasciato andare in tema di confessioni e amenità di carattere generale.
Presero il cammino verso la stazione delle automobili e lasciare Venezia era un sollievo per entrambi.
Gameto fissava nel percorso dei punti dove qualsiasi fosse stato il discorso l’avrebbe interrotto e detto qualcosa, come un qualsiasi latitante delle cerimonie. Così fu per il ponte delle gomme. Ma la sensazione descrittiva si era completamente avviluppata nelle rotazioni del cranio che cercavano altri riferimenti, come arpioni capaci di trainare quella coppia divenuta stanca del percorso.

ribalte agonizzanti

La sua ribalta agonizzante straripa ogni mattina fino alla voce rovinata dai miasmi politici di B., il quale con una speciale puntualità invidia la centralità scomoda che ogni mattina Le assegna ritagliarsi.
Il conio dalle viscere del suo foglio-stato è senza tema di soluzione. Sembra l'arte della ruminante aforismatica quando riecheggia la nuova perversione della vuota datità, pardon, dell'atea devozione.
Forse l'abito sudicio della storia deve essere indossato con questa sobria solennità.
Ma ad ogni buon conto ciò che si cerca è solo il buon lettore per il quale non si deve spezzare il filo dell’attenzione. L’unico pane commestibile è l’attenzione del buon lettore.
Ma lei vicendevole anche nell’idea espansiva che da Lei si diffonde da lustri, deve fare fiducia anche a qualche Minotauro e certo si sarà presto stancato del cinismo ateo e relativo alle disabitate lande perché non abitano più le speranze delle persone nel delirio assembleare

inciampare tra le radici

Presentare ad ogni demone la piccola parola del nostro cuore più palpitante. Madre mia, di fronte all’insegna incisa nella pietra dell’attimo. Io, di fronte al rubinetto della cucina con il bicchiere di vetro opaco. No, tra le viti a scomparsa della plastica corvina. Salve, di fronte alle forme estranee degli edicolanti. Tu, nel letto immerso dalle penombre pomeridiane di questo inverno. Ogni mondo descritto e gettato tra i marosi della morale ottiene che sia dissimulata la sua apparenza. Se a dirlo è il pastore quando la bestia guidaiola non scambia i postumi della sua esperienza ma recita l’obbedienza, condivide le storie dei cani antidiluviani che imperversano tra le righe sottili delle prigioni di pioggia. I campi lontani dalle teorie dei campi, le teorie di sguardi e le foglie unità minime della passeggiata degli affini. Mostrava a me il suo caschetto di capelli biondo cenere e la perfetta curva con la quale cadevano sul collo che presa la forbice da carta ne tagliai una sezione quadrata capace di farla urlare e spostare me in altra classe a pensare al dolo e alla colpa grave e alla meravigliosa vaghezza di ogni cavità. A brancolare nella luce con la mente per ogni esercizio pratico. Gli istinti gregari nella prestanza della complicità in luoghi di branco. La gamba ingessata ad inseguire i compagni per scalciare i loro timori. L’estraneità a tutto il movente del nostro cuore. Gli assunti della storia ripetevano che non vi è percorso univoco e con le mani sporche di pongo mostravano i finali della storia.

30 ottobre 2007

le indagini dell'ispettore Tullio Menghetti : agiato nell'uggioso


L'odore si propaga meglio se l'umidità relativa si eleva. Il mio super fiuto agisce come un mantice; filtra, seleziona, capta e un senso di invasata agitazione avvolge i miei sensi. E' a questo punto che scattano i super poteri. In un agire frenetico entro in sintonia cosmica con la Natura e il livello di percezione schizza alle stelle. Anche gli altri sensi si acuiscono, l'udito percepisce sfarfallii lontani e li miei simpatici baffetti captano vibrazioni ataviche e antiche. E' bellissimo, ma adesso vado a farmi un riposino.

la notte del matrimonio


le merci hanno da viaggiare la notte mentre i sogni di condensa spostano gli accenti sopra luoghi invisi al giorno. Il matrimonio si celebra la notte dove le figlie dei capi giocano capricciose con i loro nuovi amanti. I funzionari reprobi non hanno zelo se non per commentare il nulla che li avviluppa. I garage traboccano di cimeli di cartapesta sopra mensole reclinate dal peso del caso su ferri a muro fissati dall'agio domenicale.

29 ottobre 2007

Il momento preciso in cui


Prendete la foto che compare in compagnia del titolo del nostro Blog. E' stata scattata da Alfred Eisenstaedt, detto "Eisie", nel 1943 a Parigi. Raffigura un gruppo di bambini al teatro delle marionette, nel momento preciso in cui la storia mostra il Drago che viene ucciso. Ditemi se oggi un bambino può avere la stessa espressione quando vede qualsiasi altro ammazzamento in televisione. Vedere ammazzamenti è sempre stato uno svago in tutte le età della nostra civiltà, dagli animali alle persone sul patibolo o alla gogna, ma era presentato come un momento in cui accadeva una terribilità, e la preparazione teatrale conformava gli animi a questo evento, dimostrandone la tremenda disumanità, la perversa fascinazione e repulsione. Oggi credo che le armi da fuoco e il disincanto del tubo catodico abbiano cancellato ciò dalla nostra sfera d'esperienza, e quindi anche la morte di un drago non commuove e atterrisce, neppure più con la preparazione del più grande regista bergmanniano.
Ma vorremmo tentare di ricreare un'aspettativa, un momento preciso in cui si possa prendere atto della stravagante ipnosi delle parole e delle immagini.

28 ottobre 2007

Messianismo mercuriale



Parrebbe che la misura di tutte le cose non sia ancora stata trovata: la misura di tutte le cose. Ma se alcune cose se ne prendono beffe, d'essere misurate, anche quelle che stanno in una lontananza così nostalgica e dissuadente per ogni messa in viaggio, con lo strumento stesso della misura, o foss'anche che la misura stessa avesse le gambe per spingersi oltre il cerchio fatato delle nostre esperienze; tutto questo bisognerebbe metterlo in conto. Mettere in conto la vecchiaia nella misura di tutte le cose, e lo spazio d'incamminamento che giunge oltre il cerchio delle nostre esperienze. Ecco che una nuova luce si fa spazio nel cerchio delle nostre esperienze, almeno quelle che hanno il rango di insegnarci a pensare qualcosa delle cose. Il cerchio delle nostre esperienze, oltre la vecchiaia, non si spinge oltre uno spazio d'incamminamento  fino alla fibra del nostro stare vivi. Quindi uno spazio di un cerchio fatato è la nostra vita di applicanti misure. Ma al di là del cerchio tutte le altre cose possono farci da specchio e rassicurarci sulla fibra del nostro stare vivi? Chi lo sa non può giungere da oltre il nostro cerchio di esperienze, da una vecchiaia quasi infinita, sfinita? Speriamo in una venuta sfinita quasi divina per noi, null'altro. Nel cerchio attuale delle nostre esperienze, ancora fatato, ci dilunghiamo un pò troppo a pensare infinità sfinite senza misura.

25 ottobre 2007

le indagini dell'ispettore Tullio Menghetti : Verba Volant Merda Manent


Nella mia odierna danza della merda, stimolatrice di impeti intestinali, mi sono interrogato sulla capacità comunicativa insita nell'olezzo della stessa. Per i dotati di fiuto raffinato, come lo scrivente, i contenuti degli effluvi merdosi narrano storie che non possono essere filtrate da una mente scomoda e menzognera. La merda non passa dal cervello ed esce direttamente dal culo, senza filtri ed inganni. Nessun intimo segreto mi è velato e nessuna psiche oscura potrà opporsi al mio super fiuto. L'alternativa è un tappo nel culo, ma prima o poi si esplode.

le ultime sul traffico


I dati non esaltanti degli accessi sugli eccessi dovrebbero invitarci a tagliare i costi. Ma con grande determinazione confermiamo ancora la fiducia nei nostri corrispondenti d'oltre oceano e sottomarini affinchè la nostra impresa sia magnificata dalle meravigliose e progressive sorti.
Buon lavoro a tutti.

dall'imperativo categorico all'aperitivo alcolico

Sul fare delle sette Milan vive la gran ber del suo tempo. Anche la pizzeria egizia può contare sul rito solido.

ragioni per un cannibale

Ob torto collo che fui lasciata scorrere l’ultima goccia di sangue e rappresaglie dei muscoli involontari destarono il mio disappunto di lama del coltello. Interrogai le viscere con l’Artusi e scelsi il fuoco lento per abbracciarti.

lamentazioni climatiche sugli uomini

Mi scaldo vicino a piccole convinzioni che portano questa mattina nella schiera dei giorni passati. La ragione pure è legna da ardere al fuoco dialettico. L’individualismo allevato a terra cresce più ruspante e non conosce i programmi di trasmissione di malesseri. Come uscire fuori dalla disposizione del mobilio di questa stanza dove il pensiero vaga tra la poltrona rossa e lo stendi panni che osserva la linea settantatre rumoreggiare fuori di qui. Lo spazio vecchio ha una sua memoria, specie di catastrofi. L’aria stessa ne è intrisa di depositi antichi. Il festival dell’universo porta le sue serate danzanti di equilibri senza pari e senza bilancio. La stella Caos brilla lontana e illumina questa stanza.

24 ottobre 2007

Titoli

Per la nostra collana di Saggi "Hypnos":

- L'individualismo appollaiato
- Ragioni per un cannibale
- La pentola magica in ogni cucina
- Universalismo e celebrità
- Popolarità della Ragion Pura
- Nascondimento e Dialogamento
- Le lamentazioni climatiche sugli uomini
- La festosità dell'Universo
- Lo spazio e la vecchiaia

23 ottobre 2007

Tullio Menghetti - investigatùr privat



Annuso, scovo, indago e scopro. I misteri sono il mio carburante spirituale e mi nutro di avanzi di vita. Nei meandri della mente sono a mio agio e con l'olfatto sopraffino di cui son dotato capto e percepisco la verità. Frenetico e astuto mi muovo nei bassifondi dell'iniqua umanità, nulla mi distoglie dal mio primario scopo : far luce sui misteriosi misteri dell'animo umano. Attenti!! Il Tullio Meghetti l'è rivà. Il mondo non sarà più lo stesso.

22 ottobre 2007

L'ora più tarda


Dovrei dire a questo punto che ho un nemico. Arrivati a questo punto dovrei confessare che esiste in questo mondo qualcuno che ha voglia di sedurre un bene prezioso e scavalcarmi, che è disposto a confondere e abbandonarsi al proprio piacere ostacolandomi, forse sbeffeggiandomi. Dovrei renderlo esplicito, visto che me lo si rimprovera, di stare zitto, e lasciar fare. Dovrei comportarmi da possidente, da uno che ha un diritto in amore. Ma non ci credo. E poi che cosa ci posso fare? non ho il dominio su nessuno. Come nessuno lo ha su di me. I miei beni non sono miei. Vivo in pace e tengo in custodia, con cura, fin quando sarà il momento che il mondo lo reclamerà, o lo perderà, o lo farà crescere, come invece potrebbe lasciarmelo a braccetto. Il mio dèmone tace su questo; è un mistero più insondabile dell'inconscio dell'universo. Oltre ai mondi che si sfanno e alle civiltà che non tornano più, questo magma di immagini e desideri contiene tutte le nostre storie d'amore in teorie forsennate.

Ground Zero?


virtù succedanee

Dietro la caduta del tale nel lago si notava, con lo sguardo pieno d’intenzioni, il paraplegico che avrebbe voluto salvarlo. Ma questi altri urlava con le ultime forze l’avanzare dell’acqua nera e dolciastra dentro i polmoni ed il paraplegico folgorato dalla sua intenzione non poteva dar seguito al salvataggio. Che l’idea di bene si fosse esaurita nel suo sguardo? E che dire del pene evirato dall’ingegnere sul fare delle otto dopo l’aperitivo e le noccioline di farmacia. La lenta cottura e la guarnizione del piatto. La convivialità forzata a quella tavola che vedeva confondere l’avventore con il pasto. Solo dieci ore dopo sul punto più lontano di ogni credenza l’avventore esangue e privo di sensi veniva preparato e le sue carni tagliate per una rapida cottura che si riserva alla carne fresca e bianca. Chi consiglierà un vino a quel pasto?

l'assenza di futuro nei nostri progetti di futuro

Il futuro è nell’angolo più sporco del soffitto della stanza esposta al freddo dell’inverno. Se capita di dormire poggiati con la testa sul poggiolo del divano di tanto in tanto lo si riesce a scorgere, ma assieme a questo ci si tira dentro il passato intero e si confonde l’idea stessa che di futuro se ne aveva quando in altre circostanze passate si osservava lo stesso angolo.

onestà sussidiarie

Scrivere è arte da vinai e non da avvinazzati, mestiere del travaso e non del boccheggiare tra le parole sperando che queste possano rapire lo scrivente prima del lettore. Allora si è scriventi in modo migliore quando si tace e non si da corso ai pensieri. Ancor di più quando non si parla. La storia delle afflizioni avrà egualmente il suo corso senza che nessuno la descriva. La carne si imbruttirà senza dover sostare tra immagini che la vogliano catturare e la febbre prenderà il corpo come una coltre invisibile e lo smembrerà nei sui derivati senza usufrutto.

19 ottobre 2007

L'insegnamento della timidezza


In questa trasparente impassibilità del Don Giovanni, nel suo fuggire da dentro tutte le occasioni verso il mondo, in cui si sarebbe scorto il suo demonico amore per la notte di ogni cosa, così muta, egli insegnava una gioia d'intesa più forte che mille e mille vaghezze di desiderio. E tutto il viaggio di riconoscimento che lo traghettava in ogni sguardo di dolce fanciulla, era necessario per renderlo così vicino a questa gioia silenziosa, per la quale non c'è pericolo di mortificazione, scandalo e peccato tolto dalle più oscure minacce, dalla superbia più nascosta nella vendetta. Era così splendente il suo scudo, così pacata la sua bontà che sarebbe potuta coincidere con l'aurora d'ogni nuovo giorno.

18 ottobre 2007

Come completare nella prosa un pensiero timidamente esposto oltre le labbra

Natura dell'amore


In tutte le fasi paraboliche del nostro affetto, e nei cicli che esso subisce nel desiderio, non si vorrebbe mai capitare nelle zone paludose e sabbiose della delusione, del rimpianto o della frustrazione. Ma una serietà nuova capita tra capo e collo; e va a turbare il nostro Dèmone, che si spinge altrimenti a idealizzare la natura delle cose. L'amore ha fatto un'altra vittima su questo mondo, e siamo perduti a tutto, sperduti in ogni dove.

Pamphlet


- Alibi ad una vita onesta.
- La natura dell'avversità nella Religione.
- La Rivelazione e l'ipnotismo spaziale.
- Un contesto contestabile - impossibile che sia.
- La presunzione nei momenti di pausa.
- Le curiosità della libertà.
- La carie nella dentiera del pensiero.
- Il pensiero deboluccio, se non già influenzato.
- Le scarpe bianche della sprovvedutezza, oggi.
- L'assenza del Futuro nei nostri progetti per il futuro.

Torquato


Sorgea la notte intanto, e de le cose
confondea i vari aspetti un solo aspetto.
E in quelle solitudini arenose
essi veder non ponno o muro o tetto,
né d'uomo o di destriero appaion l'orme
od altro pur che del camin gli informe.



Gerusalemme, 17, 443

14 ottobre 2007

Edizioni Ilsandonatese

Alcuni dei nostri titoli per il catalogo "Particulare":

-L'attualità patafisica
-Onestà sussidiarie
-Virtù succedanee
-Speranza come pietanza calda al tavolo delle trattative
-I finali della Storia
-Dubbiose idee sul cambiamento globale delle formiche
-Le vacanze perenni di Dio ad uso dei bambini
-L'estraneità a tutto
-Il movente del nostro cuore
-L'ignobile vaghezza della cavità
-La meravigliosa vaghezza d'ogni cavità
-Sperdutezza del mare
-Prestanza della complicità in luoghi di branco
-Comportamenti scimmieschi nelle classi ad uso dei maestri di scuola
-Brancolare nella luce con la mente. Esercizi pratici
-Come dissimulare ogni cosa nel descrivere il mondo
-Come completare nella prosa un pensiero timidamente esposto oltre le labbra
-Accorgimenti per ogni istante della vita
-Presentare ad ogni demone la piccola parola del nostro cuore più palpitante

Finestra sul cortile


8 ottobre 2007

Prologo ad uno stile

Che cosa si propone d'incamminarsi nella nostra via d'espressione? Cosa e come scriviamo, perché scriviamo queste prose? Siamo portati a spintoni nell'attualità ma quando siamo in mezzo ai tram tutto si trasforma: è una forza più potente di noi quella che ci sconnette dalla realtà per vedere con l'occhio fisso sul fenomeno quello che si riflette nelle luci, nei nostri lumi. Le nostre luci; la credenza che avevano i classici, che dai nostri occhi partissero raggi luminosi sui fenomeni è per noi qualcosa da non sottovalutare: perché noi in fondo condensiamo quell'effluvio di desiderio in ogni cosa, lo trasfondiamo in canali di possibilità che scorrono per le nostre strade, e ci spingiamo dentro i nostri pensieri, nelle case nelle cose. Rivestiamo di una patina invisibile il mondo che usiamo e tutto quello che vediamo resta inevitabilmente contaminato da questo nostro strano metabolismo ultrafinito. 
Eppure, nessuno strumento vede ciò, nessun risultato di questo di più appare scritto sul mondo; e nessuna memoria, nessun segno di questo passaggio nel cosmo resterà, se non queste parole in linguaggi fuorvianti e maliziosi, forieri di demoni. Nessun segno se non in un serbatoio colmo di pensieri pensati ma vuoto di sostanza, e che si ricolma una volta di più appena i lumi riprendono a leggere le parole e pensare tutte le idee. Un intero mondo di ripensamenti, che si sorregge sopra le spalle di un Atlante senza forza, sopra niente, che sparisce e scompare in qualcosa che non è niente, che nasce da una storia che resta niente.
Pensate: tutto quello che noi siamo, tutto quello che noi guardiamo, sta in questo mondo fasullo che intermittente riluce ed esplode, un mondo che i suoi segni li confonde per sempre alla vista del Cosmo infinito, che si mangia il suo tempo, torcendolo nelle sue distanze abissali. 
Cosa è meglio fare allora? Scrivere per qualche studioso interplanetario di letteratura comparata? Attendere che venga un professore dalle porte di Orione con uno strumento semidivino che sia capace di recuperare tutti i nostri sbavamenti lasciati dai nostri lumi sugli oggetti esistiti nelle nostre vite? Recuperare i pensieri rimasti condensati nei volti delle persone che abbiamo incontrato, grattare la patina sottile, come un restauratore abissale sulla natura morta culturale, al di là delle interpretazioni rabdomantiche dei nostri cervelli? Uno strumento che possa entrare dentro i raggi posati dalle nostre luci, dentro lo smarrimento e il tormento che ci costringono a desiderare altre parole per le nostre orecchie assonnate. 
Lo psicanalista della cosmopista. Il patafisico sublime.

5 ottobre 2007

Ritratto contemporaneo


Il Boccoluto espone una criniera che è l'invidia d'ogni bella donna. I suoi bei capelli color miele, seta pura ed ondulatezze se li porta bellamente intorno ad una faccia da bulletto furbo. Potremmo farne il ritratto, e si potrebbe ripetere quell'evento soprannaturale che capitò a Dorian Gray. Questa bellezza portata ed esposta con tale sfacciata baldanza riveste un animo incapace di amare. Ma veniamo all'impostazione della voce: suadente, bassa, che tradisce una calma fatta tremolare da un rompersi continuo dell'emissione, quasi fosse lì lì per spezzarsi nel singulto, ma tiene e continua a parlare in tono caldo. La bruschezza delle frasi, il tono asciutto del dire, nasconde e copre bellamente i retropensieri che sarebbero cannibali. E tutta questa soavità manifesta scorre sopra uno sberleffo osceno. Movenze e abbigliamento affettato, androgino, voce roca e bassa costantemente, tono piatto, pause del parlare, mai un suono pieno, alto: tutto controllato; mescolanze e contaminazioni dialettali, sbrigative sentenze, forza della convinzione: tutto chiaro nella mente. Uso e abuso delle altre persone, carattere dominante, battute e apprezzamenti sprezzanti anche quando sono lodi.
Dorian, ormai potremmo chiamarlo così, è la migliore approssimazione ad un tipo nuovo, il figlio migliore di una generazione d'italiani che hanno portato al completo collasso quel poco di generosità e solidarietà tersa che si vedeva ancora nei nostri nonni. Qui c'è una furbizia che si nutre sono di narcisismo e scalza ogni possibile ostacolo umano. Questa boria che si nutre della sua sicura bellezza, e vince tutti i liberi che gli vivono accanto con la loro tiepidezza; questa spavalderia, che mi fa tenerezza nelle sue spalle strette.

Car'amore


Viviamo nella terribilità e ci adoperiamo per salvarci dalla potenza del tempo e dello spazio, tutto qui. Sarebbe già tanto meglio se gli uomini accanto a noi potessero vivere nella stessa condizione, di solidale cura, e nel piacere strappato alle fatiche.

Estasi del tragitto

4 ottobre 2007

don Gianni Baget Polo



La filiera origina dai campi.

Dire che sia poco ciò che occorre per introdurre questo signore è certo segno dell’apparenza. Chi scrive dovrebbe guardarsene prima ancora di pensare cosa sia stato il paesaggio, cosa sia l’amore e cosa sia scrivere.
Sommate le tre varianti resterà ben poco e forse l’intenzione di mostrare anche un solo tratto di costui.
Don Gianni Baget Polo è suono e nome articolato d’esistente.
E’ certamente carne sembiante a occupare spazio tra i passi e farne mente certa tra il da farsi e mentre nuovo al mondo chiede cosa sia bastante. Domani avrà due o tre corone reali per il suo portale e dirà a braccio “signori mei accuntamo”.
La confessione cristiana è d’ambito.
Poche cose si dicono dell’uomo e di come passa sotto il senso. Purchè ve ne sia uno disposto a coglierlo. Deve essere poi questo l’orgoglio disumano che argina l’umano quando l’industria immateriale si incarna nel destino.

Nell’autunno antidiluviano si colloca la nascita d’ogni giorno. Allora è facile pensare che il tempo girerà da torno alle cortecce dei pini marittimi fin quando sia possibile non intaccare il cemento con le radici. Dopo il diluvio dell’autunno l’abitudine.

L’abitudine

3 ottobre 2007

Epifanie del ridicolo


Ci si trova continuamente a fare il conto dell'esistenza: della felicità e del piacere; in un bilancio sempre in rosso. L'epifania del ridicolo nasce da questa somma che non raggiunge il numero intero. L'entità della nostra tenera esistenza un poco idiota: un sottile non voler capire cosmopolita, e nello stesso tempo una tolleranza ormai disarmata riguardo al cambiamento del carattere altrui. Quale fermezza resiste al ridicolo che si insinua nelle pieghe di tutti i nostri rapporti? Tutte le volontà e le scelte rovinano come chiamate dalla forza della terra; rovinano giù, si negano, ma anche si sommano, e la somma non è mai nulla, tuttavia. Il Vero, lo è per una stagione, un ciclo di balordaggine, e poi scompare nella dimenticanza. E se ancora si volesse sondare si troverebbero frammenti che non daranno giustizia.

2 ottobre 2007

Lagune stellanti


Ecco una vita alla deriva nel cosmo, posta dinanzi alle meravigliose costruzioni di pietra che danno luogo a Venezia. Ad una distanza di un braccio di mare questa vita conteneva i segni di una chimica uraganica. Era sul limite di snervamento. I diversi livelli di intimità tra il soggetto e i materiali preludevano ad una chiamata dal cielo, venuta da un non so dove, o sorta dalle onde dell'acqua agitata in quel tratto, in una sorta di attrito, di tensione che produce uno stridìo. Infatti, di seguito al pensiero, squillò un telefono. Setacciò la tasca, ne trovò un briciolo che gemeva ed ecco, ecco una sicurezza era apparsa a quell'orizzonte, a quel tavolino con tre zampe sbilenco sulla fondamenta delle Zitelle: la sua voce.

1 ottobre 2007

Provenienza della voce


Sono un sandonatese, ma evaso. 
Ormai vivo altrove. In un altrove poco definito, e del tutto alternativo al sandonatese, inteso come un territorio. Non amo ritornarvi, non vi posseggo grandi ricordi del periodo più bello della giovinezza, in cui già mi orientavo altrove. Da questo altrove che è un paesaggio inusuale per tutti, sono diventato un paesaggio che parla, non più abitante, non più nativo, neppure cittadino o individuo. Sono uno sfondo. Un orizzonte. Una evasione. 
Io sono un'evasione. Vi parlo da laggiù, e tutto questo incorniciamento, inquadramento, orientamento che vi circonda comincia a parlarvi, da dietro, da dove la mia presenza vi sorregge. Vedrete.