Nella selva di viti dove la terra è controllata dai passi, dove affondando il piede si modifica direttamente il sogno dell’avvinazzato, la posta è controllata cambiandone le credenze. La piccola macchina grigia percorre strade senza nome genericamente del vino. L’appartamento non è appartato ma luogo pubblico dove la porta è sempre aperta all’inverno dei visitatori, persino quand’io non vi sono e la pietra sopra i traversi colloca la scritta “attimo”.
18 dicembre 2009
lino grande
Nella selva di viti dove la terra è controllata dai passi, dove affondando il piede si modifica direttamente il sogno dell’avvinazzato, la posta è controllata cambiandone le credenze. La piccola macchina grigia percorre strade senza nome genericamente del vino. L’appartamento non è appartato ma luogo pubblico dove la porta è sempre aperta all’inverno dei visitatori, persino quand’io non vi sono e la pietra sopra i traversi colloca la scritta “attimo”.
16 dicembre 2009
localite dans le malade
25 ottobre 2009
pesce gatto
Storia del Fegato
Non era sua abitudine, non era abitudine per l’appunto. Digerire il mondo chimicamente, morire assieme all’essere sapendo d’essere l’unico e vero e proprio teatro chimico dell’essere non gli andava giù. Non ambiva alla raffinata gestione del corpo, voleva conoscere senza il supporto dell’essere l’essere delle cose. Da quel giorno, estinse la questione dei sauri e si concentrò nell’urbanistica.
Abitò miliardi di uomini e convisse con miliardi di miliardi di esseri portandoli silenziosamente alle guise del suo ragionare coraggioso. Coraggiosamente silenzioso, asintomatico nel risolvere le questioni più brutali e chiaroveggente nel destino d’assimilazione e lotta connaturata al suo volto ed ai suoi invisibili occhi neri, capaci di spostarsi nell’intero sedimento della sua forma, dove il chiudere diviene muovere e l’aprire è tarda sirena di fabbrica.
La sua storia durò solo lo spazio d’un conato, poi l’eternità dell’incerto divenire. Le dissolute indagini su quella decisione paiono latitare proprio su quel punto. Fossero i nomi da digerire gli espedienti attraverso i quali poteva dirimere la questione era argomento da far passare ad altri ambiti, e così fece liberandosi di quella finzione inopportuna, preferendo l’oscurità dei ventricoli, il dio del sangue, le macerie dell’uomo.
Ha tenuto per sé solo qualche brandello di discordo politico capace di alludere all’ignoto. Una sorta di fatale ignoranza, una svista promiscua, un affare da macellai.
Di prima visura al setaccio, poi al cospetto, alcuna differenza tutti sono ammessi. Come di fronte alle camere dei campi si nota la preoccupata conta serale, così di fronte al fegato ogni “sostanza” capace di “chiamarsi” *una* venne fatta entrare nella stanza degli specchi. Di lì, riconoscendosi per tale, venne annientata, ma solo dopo la magnifica e ultima immagine di sé che quel agglomerato titubante e procedente a salti ideologici, ebbe reso grazia di fare. L’apparato di distruzione funziona in modo apparentemente reattivo. In realtà non siamo lontani dalle tecniche di alcuni rettili dominati ancora dal nostro eroe, che tramutano la paura in appetito e convolano a ultime nozze con la vittima, facendo si che lei si renda appetitosa, anzi che lei sia l’appetito stesso della scena da buco di serratura, o salto tra le fauci del'ultima vertigine
poeti del lunedì
presi dai giri d’un aeroplano
tiepidamente scartano forme
a seguirli solo le loro orme
poeti del lunedì, si sì!
Questa quartina di vil danaro
Rende il caffè meno amaro
Ora appoggiati nella lattrina
Come vien buona questa rima.
Poeti del lunedì, si sì!
Il mondo intero è un pentagramma
A suonar solo la loro lagna,
cosparso il cielo di feritoie
lungo le scale le loro noie.
Poeti del lunedì, si sì!
C'è sempre in loro un dio campestre
a spiarli tra le finestre
lungo i soffitti di trave antica
a colmare i vuoti della fatica.
Poeti del lunedì, si sì!
ok finita
4 ottobre 2009
i tenaci restauratori
27 settembre 2009
pony express
23 settembre 2009
Magicabula
22 settembre 2009
Il tempo dell'apprendista
21 settembre 2009
Da capo a capo
18 settembre 2009
quiete stanze sinistre
16 settembre 2009
Sogno di uno scrittore criminale
15 settembre 2009
Meditazione occidentale
13 settembre 2009
Estro veneziano
11 settembre 2009
Con Franz
10 settembre 2009
Descartes a colazione da Faust
(la notte): - Orrido vento, ti presenti in un'ora di tristezza minacciosa, con un accento di squallore; da dove sei venuto? Tutto in effetti t'attira qui: una voglia molesta, una vanità irosa, cose indaffarate tra malcapitati, ed io, che non voglio più parole vuote e teste febbrili, mi tappo in una coltre di coperte. Ho usato un'astuzia nuova, una parsimonia occulta di forze e un mistero di sogno che hanno realizzato lì fuori una collera potente e offensiva insieme ad una nuova fascinazione per il disprezzo. E dunque sei qui, a parlarmi senza che t'ascolti, so che ti ho chiamato per rendere falsa un'illusione, per averti saputo intatto e servitore in molti anni. Non sono il tuo padrone, né il mago che gioca a trasfonderti; passi spesso attraverso la mia vita ma non ti ho mai usato. Sei vicino, toccherai stanotte qualche corda, una vibrazione nuova e te ne andrai domattina presto, come un furore muto, sottile, impacciato. Resterà qualcosa di brutto e osceno, durerà ancora un poco, poi il tempo lo cancellerà, se non avrò il cuore abbastanza sveglio da avvisarmi prima, che non posso dimenticarlo. L'illusione farà amaramente rimpiangere il passato, il disprezzo produrrà nuove scelte; ed io rimarrò a guardare sapendo quasi tutto. Un quasi, questo, che nasconde il nuovo, l'impensabile, quello che non sappiamo vivere; e così mi accadrà di sognare una scena fasulla, un fantoccio e una rabbia assurda, un allontanamento e una sensazione di compiutezza, di solitudine piena, rocciosa e aperta, sicura: io e loro. E poi una volta sveglio, un cuore che sanguina, lievemente.
(il mattino, a colazione): - Mi sento senza pelle o senz'occhio; vedo però ritratti come succhiati da un posto della mente quando il capo s'appoggia ad un vetro traballante in una traversata di sonno sopra l'acqua, ma distaccato dall'acqua come dentro uno scafo, in una testuggine capovolta, in un vascello, un sandalo di gigante. Ogni esperienza è staccata, come un pelo, un ciglio sul ciglio del vedere, così proprio, così vicino alla pellicola del volere: è un fazzoletto di desideri che si porta in un pacchetto chiuso nella tasca, vicino al membro duro che fa male, al cuore che batte regolare: l'orologio che pensa.
3 settembre 2009
Ora senz'ombra
In un cielo muto di vento
impietrito di vene d’azzurro
mi porto eretto oltre le siepi
i dirupi e un lungo muro dei pianti
ormai esalati, salato e rovente
di collere buffe; oltre a tutto
con una disciplina transitoria,
come una scommessa morente
sommessamente vivace, di smalto
celestiale, rapinoso e fugace.
2 settembre 2009
Perpetuum mobile
Le presenze in queste stanze raccolte
in un briciolo di memoria tra il mare
e i grani di rena che mi siedono
a calcare l’orma d’un attimo,
sono accadute ormai di troppo, cifre
sabbiose a competere con noveri
stellari, assiepate nel punto
di un giorno delle mie pupille al sole,
cardini usurati da intrusi,
come un visto per passare ancorato
in un largo di tempo, laggiù, fumoso.
27 agosto 2009
Morfologia
26 agosto 2009
Apologia di Santippe
25 agosto 2009
apparizione
Lido kafkiano
Similitudini in rivista lungo
il battere e levare delle onde
quando le solitudini affiorano
come ectoplasmi marini, impiastri
di alghe e polpi, urticantisi
con grazia piena, sommariamente,
viste le temperature tropicali:
perché un mondo vale un altro sulla rena;
di tutti gli attori sull'arena dei lidi
dispersi, o tori dell'arenale,
o mia Oklahoma dei rompicapi
esito estinguendomi così dalla
tua amarena ghiacciata, dalle
bollicine di coca, dai rutti e flutti
dal tatoo e bambù, vudu tuttifrutti;
sono un bisonte da mozzarella
in questa spiaggia delle finitezze,
un'ultimità intima e discinta
tra desideri corsari e carapaci.
24 agosto 2009
22 agosto 2009
Teoria amorosa della relatività
Cosa vorrei, non saprei, tipo
una verità ben fatta, linda
con tutto l'aspetto del suo intorno
di tradimenti divenienti, brillante
d'inconvenienti, incassata nella bottega
da strega, sgretolante rovine
mentali, incorporata dentro l'anima,
luminosa e sicura, con effetti
sugli affetti, perturbante e colorata
di cattive azioni, visioni, frustra
di evasioni e liberalità appannaggio
del formicare dialettico non ultimo
splendida, energica presa entro
la trama dell'intimo e, muta, mutata.
20 agosto 2009
Architettonica eolica
19 agosto 2009
Cantico dei mezzadri
17 agosto 2009
Sub specie aeternitatis
Tra parentesi chiuse le nuvole
un Eden di fumo traviato
la mia testa che passeggia solitaria
forse il finire acre di ogni scusa?
La fanciulla che vacilla d’amarezza
un mare dal sapore oscuro
macchiato da stive oleose, quando
pasteggio con i resti del mio amore.
Come si snatura mormorando
nel sogno la tristezza maturata
in questo camposanto di sentimenti
dentro un medioevo che dorme
nella mia letargia d’intenti,
l'animo come una scuderia di zoppìe,
un asma di ragioni, una broderie
ansiosamente preparata da Dio
ai tuoi piedi, di cui non valuti il prezzo
mentre pasteggio con un resto d'allegria.
Sarò davvero questa casa, l'Olanda
immerso sotto il mare della fine
negli attributi finalmente infiniti
la natura ritornata eternamente
fino ad essere felice d'essere
lo stesso che hai amato un giorno fresco,
sconsiderato, residuo, affamato.
14 agosto 2009
sarde in calor
L'ispettore Tullio Menghetti al mare.
7 agosto 2009
Cancelleria
E' un duro quesito: prepàrati al momento;
cosa nascondi dentro di te, o roccia spietata?
cosa passa nelle tue solitudini?
Lo stridor dei morti nel pomeriggio d'Agosto
per le vie in ogni istante
è un lascito senza eredi.
Sono un dono questi occhi del tutto
il cono d'ombra in cui le cose sono assopite
dentro la lettera posta a parte dal tuo consiglio.