13 novembre 2008

San Martin


Una fata scivola perduta

- non saprò mai come -

nella vetrofania nebbiosa

sopra tavolini a tre zampe,

sobbollire lieve di birrini,

in un'aria di dubbioso

afono innamorare...

Mi assolve questa coda

d'occhi? Mi dissolve questa,

perduta, tradita atonia?

Il solvente passa nell'etere

il velo disappannato trapunta

le luci del cielo,

tutto è cambiato, caduto.


11 novembre 2008

Figli delle stelle



Triste rissa lunare


sui selciati dei piani superiori -


tra trachiti sconnesse


imprecano i balordi stellari


in un’ebbrezza lattea


di materia alcolica oscura.


Dentro l’urna terrestre


dove secca l’anima


degli immortali diviene


il pattume dell’universale ma


nessuna traccia si fossilizza


nessuna ammonite serena


saremo più da calpestare.




31 ottobre 2008

Orazione patafisica


La nobile macchina dell'amicizia ha preso la via del rilievo di parti di noi che concepiamo fin da tempi remotissimi come oggetti di rara bellezza, ma ormai sepolti da un cumulo detritico vulcanico che ci sconvolse un giorno.
Narciso da Belfredo, che fu tra i primi a scavare nei luoghi dove da antichi testi si desumeva fossero i resti delle dimore misteriose, delle oscure presenze destinate all'espressione, estrasse dal cuore dell'abitato, in mezzo al foro, un cadavere fossilizzato in posizione fetale, accovacciato, come un dormiente. Egli, allora regio ispettore delle Belle Arti per il territorio dell'Io, e di lì a poco direttore del Museo Nazionale di Es, non tardò a mettere in moto un meccanismo di figurazione che si dimostrò efficace a tradurre in movimento la statica degli oggetti desueti. Fece colare del gesso in fori praticati nel cavo della roccia sedimentaria, quasi un travertino ma di presenze umane anziché vegetali, e trasse fuori larve di uomini e animali abbandonati dalla follia a sè stessi, mutilati dal destino, fatalisti soffocati, piccole nidiate di progetti asfittici. Nessuno scultore, nessun artista potrebbe aver reso così interessante il lavoro dell'amicizia curando i tempi morti dell'espressione, le parole tratte da vaghe allocuzioni quasi accidentali delle membra. Solo un Narciso che poteva immaginariamente dialogare con la morte, negare al pieno un diritto di libertà, e valutare il vuoto come risonanza di significati dell'al di là, solo un tale uomo poteva trovare sè stesso in una pellicola di fuliggine secolare e riparare le proprie cure dentro un alito igneo e nello stesso tempo etereo, alone di una promessa di rispecchiamento ignoto.
Questa è stata la nostra pietra miliare nel percorso in cui ci troviamo, insieme, complici percorritori.




30 ottobre 2008

Pudibonda famelica




Caracolla l'alimento
dentro un lamento barcollante
e si ingoiano le fatiche erculee
dentro i laboratori della vita,
senza neppure uno scioperare
senza la banalità pensionante
nei petti e nelle menti, tutto
è là fuori le strade, tutto è bloccato
sotto un lampione che fuga l'ombra
di un ospite marxiano,
di un Osho strano,
certi lavorii bislacchi alla proprietà
della conservazione.



12 ottobre 2008

4 ottobre 2008

Laborinto


Lunedì alla ripresa della vita

come se fosse un lapsus

la vita rispetto al lavoro


Un poco di rispetto nei giorni

si deve, in quest’epoca si faccia,

dirimpetto, si faccia fronte,

come uno sputo alle onde;

radio del mare prolissa e riverberante

a galena, che faccia male a questi occhi

pieni di inquieta mestizia con la sua calma

argentina, o lavorìo d’oro senza sirene.

Rifugio e naufragio in una condensa

salificata così lontanamente dal mare

un sudore nelle mani dei giorni pieni di sabbia.





3 ottobre 2008

Speriamo a Dio


L’illusione a lungo protratta

di somigliare a un bronzetto italiano

è una solitudine cupa

nella mia galleria d’arte bruta.

Le lamine metalliche rivestono

l’esoscheletro idolatrico,

la mia religione naturale

è un teatro di cartilagini

dentro le nostre articolazioni,

nei rapporti oscuri tra pittori e scultori.

La corsa dell’anima appariscente

è un motociclismo vichiano,

un soffione pestifero che muore

lontano dalla mia lunga gittata.


E sembra d’avere

una lingua mobile

per l’uso devozionale.





11 settembre 2008

Da una lettera perduta


Rendiamo tutto. Smettiamo di tormentarci e demoralizzarci. Tutto è ben più grande e serio. 
Portiamo l'analisi fin nel più profondo; questo fatto dell'Estate, l'essere stati un oggetto dei desideri... Ormai pensiamo solo con le donne, un altro pensiero tra uomini e persone che lavorano non lo riusciamo più ad ottenere. E' l'ora dunque dell'intrapresa della scrittura, della memoria da scavare in abissi...

...così, solitario y final.

26 agosto 2008

Erroneità e Allusionismo


Il mondo sta contenuto nell'insieme delle allusioni.
Dato l'insieme semi-finito delle allusioni, possiamo con certezza ineffabile conoscere la realtà.
Ho vissuto una alcune notti da solo in Brasile, per aver versificato questa verità nell'errore psichico concludiamo la nostra certezza del bello per l'indomani felice del nostro futuro.
Una lingua che possiede il futuro anteriore è incorruttibile dalla logica della sene-scienza.
Pensare non è parlare con le parole, è alleggerire il carico della testa con viaggi nella terra dell'Erroneità. I trasporti dei carichi allusionistici permettono di ottenebrare il vero intento di Dio in favore della felicità istantanea dello psichismo. Di qui l'esigenza di ascoltare il discorso della senescienza senza remore e iniziare al più presto un giro di trasporti e di carichi da smaltire nell'Erroneità.
Sono un mastino di Darwin, sono un evoluzionista pitecantropo: vivere la realtà non è mai stato così arduo come ora. Eppure, amici, portate anche voi il fardello gioioso dei carichi allusionistici degli altri verso un nuovo territorio. L'espansione è vicina.



angina pectoris

Dopo la batosta sinistra a poetare siamo deficienti. Come un infarto preceduto dall’angina pectoris, escono parole facenti parte dello schema ischemico.
Cuore e ragione. Non è chiamare alla sintesi superiore queste due parti?
Chi sarà la sintesi di quello che c’è oggi nella vulgata politica?
E soprattutto chi dividerà ancora quella sintesi
State dicendo questo?
Affatto. Dite di più, molto di più.
La fondazione Desiderio potrebbe essere riallacciata, ad esempio.
Lo strumento di misurazione non ha da essere il consenso?
Non è l’amicizia divenuta nobile macchina?

17 luglio 2008

Emissario del trascendimento


Quando riemergerà? E' una domanda costante alla quale solo dentro lo stretto giro dei giorni può dare risposta l'aurora. Nella sostanza qualcuno si perde e si inabissa, per più o meno tempo, misurato sul giro di torace o sulla forza di sopportazione, e nella sostanza va a trovare un Dio che respira ogni cosa. Ogni aurora che è passata in questo anello di tempo ha ripopolato di lievi paure, di sospetti inconsci le mie giornate. La sostanza è la porta dell'al di là da cui si respira un oblio che ci fa vivere più a lungo, in un ampio giro di vite, ma che a trascendere la scontentezza poi ci porta velocemente in una vecchiaia malata e solitaria. Questo emissario io non lo voglio far accomodare, mi basta un leggero sospetto lontano, una lieve paura nell'aria che respiro, la opaca visione che c'è un infelice giro di giorni. Io non ho mai capito come tuffarmi, come calare. Io non ho mai voluto dimorare nella sostanza fino in fondo. Mi basterà quel poco che vedo, che non voglio intuire. Saremo tutti alla fine in essa, ma per me solo quando la ruota finirà di girare.



6 luglio 2008

Restaurazione del pensiero


Tutte le stratificazioni di quello che si dice e di quello che si pensa, le zone allineate e contaminate dalle mie parole, e di quello che in fondo alla base originale pensava una larva di me, in quest'opera di pulitura se ne andranno via. 
Ah, questa larva sottile. Considereremo questa larva sottile che con la sua patina malferma e lacunosa non sa che esprimere di buono, forse solo un sentimento impreciso in una parola balbettata. Se solo trovassi una singola emozione, in una parola precisa, come se fosse un tono, un pigmento, nuocerebbe ad ogni impresa; anche quella che vieterebbe di parlare se non informati del fatto.
Non sono informato del fatto neppure in quello strato primitivo che si muove come una larva priva di pensiero, e neppure più esternamente, laddove l'ultimo strato di storia tocca la superficie del mondo, questo accumulo di occasioni intessute di prosa. Una larva come la vedo ora è solo il risultato di un accumulo di occasioni che le hanno fatto oltraggio del tempo.
In un caso non c'è più abbastanza trama, nell'altro c'è troppa ridondanza: l'accurato restauro è solo una interpretazione come le altre occasioni del mondo.

30 giugno 2008

La fortuna della sera


Quel piede che si calca portandolo nella sera di Venezia, non si accompagna ai conversari dei desideri, non si accompagna ormai più da tempo alle confessioni. Ma tutto quello che c'è da sperare nella vita è avere qualcuno di nuovo a cui parlare in una sera d'estate delle proprie speranze, sconfitte e desideri. Oltre a colui o colei che ha scelto di stare vicino e fare di quelle confessioni il repositorio, bisogna guadagnare ad ogni piè sospinto qualcun altro che ascolti l'intima ribellione, le segrete vie del desiderio, che non hanno scampo sennò in un repositorio ormai muto e coperto nella settimana santa.  Il repositorio è diventato troppo presto un luogo santo, pieno di inutili rituali e celebrazioni, pio reliquiario della pietà. Ma a fianco del calcagno nella sera di brezza marina, andando verso le luci della sagra, tornando dal ballo, il cuore torna a riporre una indole indocile in un altro petto, in altri occhi e ricetti attenti, la calzatura della parola si fa scollata. Fortunati coloro a cui la sera permette il riso dei complici, pare pensare quel piede che lo porta nella calle larga della notte.

25 giugno 2008

Modestissimo parere


Mi illudo, spesso facendo, di aver illuso il mondo e il tempo che io non sia successo. Come se si potesse passare senza traccia in questi evi. Come se niente di noi abbia avuto una presenza, duratura per qualche anno, di fronte al conteggio della perennità che tiene il Tempo. Anche di pochi grammi, anche di pochi granelli, difficile è scappare alla bilancia che pesa, al filtro che setaccia le coste di questa terra per valutare la balneabilità universale, dicono alcuni teologi delle estasi temporali che si leggono nelle riviste vacanziere. Direte: come fare per scappare da questa immane catastrofe? Non c'è rifugio, neppure nel giorno più laborioso e forsennatamente occupato dei tempi, per annientare tutta questa bella vita passata tra sapori del mondo e tramonti mediterranei, begli sguardi, colli divini ondeggianti, andature flessuose e sinuose schiene, risate di bambini, di fronte ad un giudizio non amichevole? Ebbene, questa idea non costituzionale di appellarsi contro un appello sgarbato e complottardo, di ricusare quel Gran Giudice nemico, ebbene questa idea, mi pare possa essere un primo passo verso una verace e santa rivoluzione universale di contro alla fine dei tempi.

21 giugno 2008

Lettera all'amico infortunato


Una discriminazione esuberante, per usare un eufemismo, nella nostra epoca prossima al trapasso verso l'ignoto, è quella tra individui possessori del diritto di viaggiare motorizzati e quella tra individui privi di questo diritto, che se ne vanno a piedi, con le proprie stesse forze, quelle del proprio corpo dotato di pulsioni e appetiti, alla propria occupazione. Questo diritto che sta nella coscienza dello spostamento, ebbene è stato sospeso per lo spostamento in acqua, in un luogo lagunare, dove la difficoltà della sopravvivenza si fa passo passo sempre più prossima alle pietre, ai valichi, alle guglie antiche. Il diritto internazionale, la convenzione per i diritti dell'uomo, stanno ai bordi di una città retta da un filosofo platonico dedito al federalismo delle idee opportune, ma non vi possono entrare. Gli abitanti della città improbabile, in un'epoca prossima ad un trapasso verso l'ignoto, subiscono il diktat di un orbo che non vede e non vuole sapere quanti fiumi o canali irrigano di vino, birra e baldoria le calli i campi le fondamente. Le forze dell'ordine atte ad applicare la legge della circolazione ai bevitori abituali e traghettatori verso l'ignoto dotati di veloci battelli a motore, sono congelate in un limbo di impotente estatica trascuratezza che le avvicina alla sindrome di Stendhal con accenti wagneriani. I malfattori non esistono tra le uniche forme di esuberanza di dominio pubblico che esistono nella città delle dodici fatiche, i famigerati Cocis sono ormai estinti, le corse dei motoscafisti abusivi impongono alla valutazione del filosofo una pacatezza degna direi del migliore Epicuro, visto il beneficio indiretto sulle casse della repubblica, il luppolo trabocca sulle bocche dei menestrelli e trovatori di acutissime note, gli snervati avventori sono rimboccati nelle coperte calde dell'esercito della salvezza che stanzia al lato del santo bevitore...
Dunque, amico mio, non aspettare ancora in mezzo alle zolle nerastre e ai margini dei colli termali, vieni a stabilirti in questo specchio di acque stagnanti e melmose, tra vie piene di piscio e topi, almeno il cammino della sera ti sarà leggero e liberato da ostili pedanti..

18 giugno 2008




E’ mendace lo spirito d’afflizione che riserviamo a noi nella prassi dei giorni peggiori.

Agli operatori della psiche che esercitano la loro funzione e compiono scorribande nel territorio libero del senso di colpa dobbiamo dire solo questo; attenti operatori della psiche, attenti ai vostri lavori che non si concludono. Fate cura del tempo, mostrate inclinazione verso la sua signorile esperienza. Siate indotto stupefacente e lustrate le vostre cliniche con spazi creativi per creare e ricreare creature scriteriate e scrutare i loro crateri. 

Agli operatori della strada, che siano prostitute o vigili urbani, prestate il massimo garbo ai vostri clienti e siate clementi con essi per quella legge hegeliana che vi fa dipendere da loro per inverarvi.

Agli operatori dello spirito, agli offerenti dei sofferenti, non celate la vostra ibrida natura. L’esteriore celebrante, l’ebbro celibe che riversa bile, c’è.

Agli operatori delle tasse e ai burocrati di qualsivoglia ufficio, siate costanti e fate della premura la natura esatta del compimento della pratica, della verga la finzione postuma sul da farsi.

Della firma

Padre Rovert

 

Buon senso di colpa a tutti

14 giugno 2008

satorarepotenetoperarotas


(in memoria di critichino rubiamo e incolliamo da gioiella lontana:)


Questa non è una poesia. 

E non è neanche un off topic scritto al di fuori degli argomenti 
dell'ennegì. 

E' uno scritto, lungo, ma non mi importa. 

Scrivo perchè voglio che qualcosa di mio sia legato a iap per Carlo Berselli 
che è 
scomparso all'improvviso. 

Quindi per Enoch/Critichino/Sversato/MariaStrofa/Librellula,e tutti 
quei 
suoi nick con i quali s'è presentato a me ed a  tanti altri qui su iap e per 
Usenet tutta nel corso del tempo 

Già, il tempo. 

La notizia della scomparsa e il momento in cui è stata resa nota sulla 
superveloce autostrada di internet risale a due giorni fa, ma per me che la 
scopro è *adesso*  e  mi dice   *adesso*  che "l'Assenza" sarà *totale*, 
*definitiva* e che  è come se  tutto  fosse già passato,come se  tutto 
fosse già trascorso e scivolato via per far posto ad altro che sia 
 più novità, 
 più fresca vicenda. 

Per me è tempo di dolore. 
Profondo, autentico,vero,reale.Che ho bisogno di condividere per iscritto. 
Per me un  evento luttuoso e la morte  non sono mai un voltare pagina 
velocemente.E vorrei che nemmeno la cosa scivolasse su iap senza 
una mia parola. 

Perdo una Presenza cui ero molto affezionata, una vicinanza nell'irreale 
che spesso ho sentito Reale. 
Ho la certezza di aver smarrito  definitivamente qualcuno che leggevo 
volentieri per 
come si esprimeva, per quel che raccontava, per l'immagine che mi rimandava 
quando lo ritrovavo e cui sempre lo associavo in maniera molto infantile... 

Quella del momento in cui l'onda piena e tumultuosa si frange sullo scoglio, 
lo travolge, se ne appropria solo per un attimo, prima di ritirarsi e 
mescolarsi ad altra acqua ancora, ma in maniera meno violenta, più leggera. 

Una immagine possente che disordina,sconvolge,mette sottosopra, rovescia 
poi  quasi si smarrisce da quella violenza e si raddolcisce. 

E su iap  ricordo spesso rovesci di parole o improperi o altrettante 
celebrazioni,guasconate fatte rivelazione, racconti, commenti,apporti 
di tipo critico,studi etimologici,poetate,pure 
"donchisciotteschi" combattimenti, 

Carlo. 
In una parola,in un nome,Carlo. 

Quindi. 

Voglio che questo scritto rimanga qui,depositato per sempre, per ricordare 
Carlo Berselli , perchè 
Carlo Berselli è e sarà sempre una parte viva di iap. 

Non solo di quella iap che io ho avuto la fortuna di vivere tempo fa, ma di 
*questa* iap che continua a crescere e rigoglia ogni volta che qualcuno, con 
grande generosità,postando,deponendo di suo ci chiama a far parte della 
propria essenza più vera e più intima, non tanto virtuale, legandoci a lui 
nel 
permetterci di leggerlo. 

Una volta qualcuno mi raccomandò di stare 
molto attenta,mi disse che in questo virtuale non siamo che parole 
vane,immagini e personalità costruite, menzognere. 

Poi che la letteratura e la nostra voglia di avvininarcisi su iap sono una 
cosa, la vita reale, le questioni private e personali altrui *devono* 
rimanere 
personali . 

Io risposi quel di cui sono convinta ancora : certo, nel virtuale puoi 
costruirti una personalità nuova e differente dalla tua, puoi ricrearti 
tutto un mondo in cui sguazzare a tuo piacimento, ma 
a lungo andare   Tu_e_quel_che_sei_effettivamente 

Chi_sei_effettivamente, verrà fuori. 

Tra quei grafemi,tra quelle parole digitate in un sotto-sotto 
che nolente e riluttante emergerà e galleggerà prima o poi, per quel che di 
più vero c'è sempre, in ognuno di noi. 

Quindi che le persone estranee ed a me completamente sconosciute con cui 
entro in contatto qui  in Usenet o sul Web  sono virtuali, ma 
fanno parte e continueranno sempre a fare parte del mio individuale, 
esclusivo, mondo reale. 

Ed EnochCritichinoSversatoMariaStrofa-Carlo 
erano *davvero* uno che si chiamava Carlo che  tuonava, poi esplodeva e 
s'allargava in 
ogni suo scritto e, alla fine era 
davvero così, come NON si fingeva. 

Io Carlo Berselli non l'ho mai visto. 
Cioè. 
L'ho visto solo 5 minuti fa sul blog della figlia, Serena . 
E mi è scappato un sorriso. 
Perchè prima di quel momento non ho mai nemmeno pensato ad immaginarmelo 
legato ad una corporeità, e . 
Adesso che non c'è più so che esisteva , *esisteva davvero*, anche 
come natura fisica, materiale, fatta di carne e sangue. 

In quasi dieci anni di amicizia non l'ho mai incontrato, nè sentito per 
telefono. 

E lui , molto presente nella mia posta privata, specie in un momento che 
aveva intuito essere difficilissimo per me, aveva sempre avuto tanta 
cortesia,tanta pazienza,molta ironia ,ma mai cattiva. 
Mi strappava dei sorrisi, era sincero. 

E credo di avere grossi debiti con lui ,anche se probabilmente non gliel'ho 
mai saputo scrivere per ringraziarlo. 

Esattamente non ricordo in che periodo abbiamo incominciato lo scambio di 
mail, però mi sovviene che mi colpì immediatamente l'amore di quest'uomo 
per i libri,la  mente lucida, libera, la personalità. 

Eclettica sarebbe dire poco. 

La voglia di vita. 

Fa male scriverlo qui ,adesso. 

Però Carlo era lìimpersonificazione della vita  da non sprecare,da vivere 
fino in fondo e per me  impersonificava  quello scoglio che resiste, 
quell'onda che si abbatte e poi si scioglie in altra acqua . 

Io fui omaggiata con uno sfottò bello, preciso, mirato e molto giusto dal 
primo nick di Carlo qui ,Critichino. 

Che sbucò sulla iap estiva e molto sonnacchiosa dei primi di luglio del 
2000. 
In verità una iap poco incline alla lettura e -specie- allo sforzo 
dell'interpretazione. Dopo aver postato alcuni suoi lavori come Enoch 
passati completamente incommentati ,sbucò Critichino. 

Quella era l'epoca in cui lo iap-poeta postava , poi andava a sdilinquirsi 
in 
micro apprezzamenti entusiastici  in un thread di un altro poeta, allo scopo 
 che quegli ringalluzzito restituisse il "favore". 

Gli sviluppi critici o gli studi sui versi sempre poco apprezzati si 
andavano estinguendo e finanche semplici letture a commentario parevano 
incominciare ad essere di troppo. 

Iap si animò, nell'afa prese vigore e caddero le barriere ,si costituì in 
esercito  in buona parte "tuttiuniticontro" Critichino che si rivelò essere 
il peggior 
rompi-equilibri(palle) mai visto. 

Ce ne fu per tutti. 

AlbertOdino gli dedicò una   "Apologia( non autorizzata)", 
però fu con merla, per la poesia "Maldive" che spuntò l'altra faccia della 
medaglia : 
dopo Critichino che criticava, nasceva anche Lodatore che lodava. 

A me disse come ero. Come mi "vedeva "leggendomi .E mi strappò una risata. 
Devo confessare molto a denti stretti, ma alla fine risata fu. 

Ed è così che me lo ricorderò, sempre ridendo. 

Questo mi sembra importante per essere una delle cose che mi seguirà  nella 
memoria, in futuro, di lui .E  voglio scriverlo a Serena, sua figlia. 

Risate,ecco. 
Pure molto tempo dopo, quando arrivò Sversato. 

Che come inizio piagnucolante debordò in tutta una serie di dialoghi con 
Merlino e con 
Satollo. 
Indimenticabili. 

Di lui in quanto Sversato potrei raccontare delle guerre. 
Di come si buttava a capofitto nella pugna. 
Di come andava fino in fondo a tutto, nel bene  e nel male, di come si 
incaponiva salvo poi correggere immediatamente il tiro se si rendeva conto 
di essere in errore. 
A me una volta chiese scusa per essere stao esageratamente non so che. Ma 
esageratamente :) lui. 

Ricordo che non sopportava gli errori di trascuratezza nei post,le 
ovvietà,le ipocrisie. 

Sversava intervenendo, (inaugurò tutta una serie di post  poesia +etimi 
della parola), vivacizzava, mazziava alla"cecata", rimbrottava, [CANE 
ANALFABETA!] ,raramente lodava 
e si esprimeva con una dialettica colta  che non aveva pari , una fra le più 
godibili  da me mai lette ,condita da una mordace ironia pure ,a volte, 
autolesionistica;   sfotteva, "sfruculiava" 
deliberatamente, disturbava canzonava ed irrideva, peccava 
e poi pure si assolveva. 

Ma un essere umano. 

Che mi ha anche colpita perchè qui non s'è mai vergognato di mostrarsi per 
quello che era. 

Incazzato, esageratamente allegro, sfottente, drammaticamente innamorato 
perso, geniale,deluso, arrabbiato,clamorosamente vendicativo con i "nemici", 
capacissimo di riconoscere la letteratura, e lodare la vera arte quando la 
scovava, 
affettuosamente gentile con gli amici, preoccupato e capace di condividere 
gli accidenti di salute con chi stava male : un essere umano . 

Quando uno dei consueti postatori,ebbe un gravissimo incidente d'auto, 
con una delicatezza preoccupata fece spesso da tramite fra noi e lui 
tenendoci al corrente e alla fine, so per certo, anche andandolo a 
trovare personalmente. 

Un essere umano, mi ripetevo e ripeto a voi.  Mentre una qual certa peggiore 
iap,( per fortuna non tutta) continuava flemmaticamente a far scivolare ogni 
sua cosa,senza una sosta.Poetando, criticando, leggendo, facendo pure 
sfoggio di muscolatura culturale, senza voler incontrare l'umano fermandosi 
con 
un semplice 
post di saluto, 
o di partecipazione. 

Posso anche raccontare della generosità di Sversato. 
Carlo era di natura molto generosa e la sua generosità si scioglieva da lui 
in molti modi. 

Se fiutava intrallazzi ai danni di qualcuno nel sottobosco 
"iapincontrinelreale" o 
"iaporganizziamocipervendicarcidiqualcuno" sbucava e raccontava quello che 
sapeva, o lancia in resta partiva in difesa attaccando e *dimostrando*, come 
fu una volta per me, l'infondatezza stupida e pretestuosa di certe inutili 
 posizioni.La cattiveria gratuita di certi personaggi, i meschini 
atteggiamenti 
di altri ancora. 

Se gli si chiedeva un parere letterario o un consiglio,anche di lettura, 
partiva in quarta sgommando e 
non si risparmiava.Citava, raccontava, ma io rimanevo ammirata  non tanto da 
quel che 
mi andava svelando, quanto dalla sua maniera di chiamare il suo 
interlocutore ad 
amare ciò che egli aveva amato, a farlo entrare nel suo rapporto 
libro+lettore. 

I libri, si capiva, erano il suo più grande amore dopo la figlia. 
Poi arrivava la scrittura, ma i libri... 

Erano la passione violenta, sanguigna e nel contempo la tenerezza. 
Adorava  profondamente scegliere libri e leggere e 
poi raccontare dei personaggi che incontrava e odiava o idolatrava,  finendo 
per diventare egli stesso uno di loro.( l'ho sempre pensato) :) 

5 minuti in mail con lui e ti veniva voglia di leggere. 

Una cosa che qui su iap ho provato anche grazie a torrette e giannapiano, ma 
sono altri racconti. 

Era Carlo ad entrare *nei* libri e più tardi nei personaggi che ha creato. 
nel 
romanzo che ha scritto, "Rotolibro d'autore" , poi ne "I Libronauti". 

Leggerlo mi faceva venire voglia  di scrivere, di provarmi ,anche in poesia. 

Una volta, inaspettatamente trovai un suo commento sotto un mio lavoro 
sudatissimo ma che ,alla fine, non mi convinceva.Pensai che mi avesse 
riconosciuta 
nonostante avessi avuto cura di usare un nick diverso. Che avesse voluto 
incoraggiarmi .Quando "osai" 
insinuarglielo scherzando, più che altro per comunicargli la  mia 
contentezza, 
mi  rovesciò addosso un torrente di tutta una serie di così 
variopinti insulti ed improperi, 
che.  Alla fine mi convinse : avevo ragione io! :) 

Sempre a proposito della generosità di Carlo potrei parlare della 
mia depressione , dei miei sforzi per combatterla,e di lui che mi 
consigliava "L'arte della gioia" di Goliarda Sapienza, e Borges, o Fante. 
Del tempo che perdeva con me e del rispetto che 
portava e ha sempre portato 
alla mia mente,alla mia sensibilità ed alla mia intelligenza. 

Una volta mi complimentò per un commento e mi disse che stavo diventando 
come il buon euxebio  e  r r : la poesia intorno a noi in tutto quel che 
vivevamo, noi poesia fusi alla poesia perchè lettori 

Pensai ad uno sfottò, solo ora mi rendo conto di quanto sia veramente 
importante "leggere" in un testo il testo.E farlo proprio, farcisi 
assorbire. 
Dare al testo che si legge il giusto valore, il giusto apporto, la giusta 
importanza.Trascorrere con lui, specializzarlo con le pause di riflessione, 
dal  titolo all'ultimo punto  finale. 
Veramente  allora Buon dominio di exe, rr e di, a. AlbertOdino, valentino, 
X, non tanto mio. 

Poi. 
Vorrei parlare di Maria Strofa. 
Un personaggio che solo una mente geniale come Carlo Berselli poteva 
costruire nel tempo. 

Qui, quando la "Signora " si presentò come peripatetica attirò 
immediatamente l'attenzione. 

Io risi a crepapelle quando 
Madame dichiarò una prticolare inclinazione per a. che,al contrario le 
rispose 
di essere etero. :) Mi ricordo che nè Local_Machine, nè Land*Scape ci 
cascarono,ma il resto :...a capofitto, simpaticamente presi dagli 
scritti poetici della Dama. 

Eppure ad accorgersi che era un uomo ce ne furono.Pochissimi : oltre a. 
AlbertOdino, torrette, io.E rimanemmo in un divertito silenzio. 
In fin dei conti ognuno ha 
il diritto di condursi come vuole, di sperimentare Usenet come vuole. 

Convinto  blogger, MariaStrofa_con_ i _baffi leggeva altri blog. 
Attentamente. 
E postava: si era inventato  le avventure dell'Ispettore Gabriello. 
Però credo di essere rimasta legata ad un suo post dedicato alla figura di 
suo padre, grande amatore. C'era un sacco di ironia, al solito, ma un 
sottofondo di amara delicatezza 
che mi rende ancora cara quella lettura. 

Avrei ancora tanto,da raccontare a chi vorrà leggere.Tanto da dire. 

Questo è un mondo strano e  altrettanto strano è il modo con cui si 
vivono i rapporti su internet, con questi sconosciuti che ti rispondono se 
chiedi, che ti domandano e tu rispondi loro,che si parlano leggendosi. 

E' un mondo in evoluzione, non meccanico, arricchente per i milioni 
di incontri e di contatti che si stabiliscono. Per le voci che risuonano. 
Occorre un giusto distacco, come intende rast.a, si, dice bene. 

Però, da qualche ora mi sento meno ricca,ho perso il  necessario distacco 
ed il virtuale 
s'è impadronito del mio reale con  dolore di perdita, senso di vuoto, 
bruciore di assenza. 

E  rimanere in silenzio  per un dolore,  nemmeno su un newsgroup ,per me. 
è mai 
stata  la soluzione giusta. 

Altrove, il nick  di una signora, alla notizia, ha borbottato, più o meno : 
"Crederò che è morto quando me lo dirà lui!". 

Già, vorrei pure io. :) 

Ma  mi devo arrendere e  così devo dare l'Addio  ad una fra le persone più 
incredibili  che mi sia capitato di incontrare in tutta la mia vita sino ad 
ora. 
Con tutto il mio affetto. 

Gioiella Lontana 

From: sversato ...@libero.it> 
Newsgroups: it.arti.poesia 
Subject: Silenzi 
Date: Thu, 25 Apr 2002 17:46:12 +0200 

La terra concava che inghiotte 
la notte, 
che tiene nel ventre la figlia 
del grano, della spiga dura, 
la terra dei démoni lontani 
di voci e silenzi attoniti 
scavati nella carne, bolle di vuoto 
negli occhi dilatate, dei lemuri 
striduli ai passi stranieri, la terra 
lontana, l'ultima, 
quella che dalla bocca chiede 
forza ai denti rigati di sangue, 
si aprirà ai tuoi passi dimenticati, 
ai segni lievi, 
a questa musica che non ha 
gitani 
                 a Proserpina che torna nella calda 
stagione 
e si riprende il mio fianco; ancora 
vibrante e alata come il sogno 
dei papaveri e la polvere 
del loto. 

sversato 


13 giugno 2008

Ben disposto


Ben disposto oggi verso la nemica, mi sono azzardato a rimproverarle amichevolmente il suo tono di voce e il disordine rumorale della musica che ci faceva ascoltare, incatenati com'eravamo tutti al nostro posto di lavoro. Mentre cercavo di concentrare tutte le mie attenzioni su un volto d'angelo, butterato e ammuffito, ma tuttavia faccia della divinità, e di volare con le sue ali oltre la pesantezza della condizione umana, guardando la sua severa assenza intemporale, e assecondando con un batuffolo la crema clorurata per togliere dalle sue gote paffute filamenti di mortalità, mi sentivo disposto, dopo un lungo periodo di silenzio, veramente ben disposto a confessare alla nemica che quella sua reattività clorurata non riuscivo più a contenerla nel mio mutismo. Sappiamo tutti che, incatenati come siamo nella nostra mortalità e nelle buone maniere, dobbiamo concedere agli ansiosi e agli astiosi il tempo e lo spazio necessario per muovere e scuotere le loro catene, far uscire il vilipendio del cattivo gusto, far decantare la malefatta e gridare alla libertà il liberticida, nel proprio peccato originale, nel libertinaggio della sua buona creanza. Ma quando queste stesse catene feriscono fin troppo profondamente la chiocciola, il martelletto e sopratutto quando ci si accorge che la faccia d'angelo nostra compagna non ci procura più protezione, ma accigliata tenta con un colpo d'ali di liberarsi della nostra muta vigliacca e patetica ignavia, allora sì mia cara, allora sì io dico in faccia alla mia isterica condannata: "sei una bolla si sapone satura di odio; vai, allontanati come una farfalla notturna di fronte alla mia luce".
Ed ecco che, girandosi sullo sgabello, in una torsione innaturale della schiena ingobbita sopra il seno cadente, la nemica strozzata dalle note acute di trombe fiammeggianti, portata da un vento caduto dentro la nostra sala di catene, avvolta dalle creme decapanti, dalle soluzioni acide e dalle emulsioni grasse, prendeva la via della finestra in un tripudio di gonne bislacche, capelli d'angelo e pagliuzze d'oro zecchino; la via dell'amore, della libertà, infine della lealtà alla gravitazione universale e al moto di tutti i gravi verso un centro magnetico di divinità...

27 maggio 2008

la giusta moderazione e la cattiva moderazione

La giusta moderazione e la cattiva moderazione.

 

Sembrerà casuale che oggi io proponga questa insolita riflessione, ma essendo ospite di un forum che riguarda la moderazione ho ritenuto giusto dare giusta luce alla questione.

Ci sono alcuni aspetti delle nostre relazioni con gli altri che non sono già da sempre comprese nella dottrina, ma non per questo dobbiamo esimerci dallo sforzarci di intenderle nel modo più corretto e proficuo. Parliamo oggi allora della moderazione nei luoghi di scrittura della rete.

In questi luoghi siamo soliti presentarci con degli strani appellativi che in cuor nostro dovrebbero difenderci dalle nostre stesse opinioni su diverse questioni. Ci armiamo così dei nomi più strani e partiamo a scrivere le nostre considerazioni alla volta degli amministratori mediatori.

Posiamo la nostra attenzione su questi signori amministratori e sulla loro meritoria opera. Essi accettano che vi siano tra le maglie della loro porzione di rete e  per qualche istante, le figure intere delle nostre parole. Esse poi una volta comparse possono riapparire ovunque, libere come il cielo che le ha create ed il samaritano che le ha raccolte ho intese. Ma la loro opera non si ferma certo qui. Non è solo lo spazio di queste larghe e generose maglie della rete che essi mettono a disposizione. Essi prestano anche l’inconfondibile opera della mediazione. Accettano sì che queste parole provengano dai nomi più strani ed improbabili, ma vigilano che i contenuti di queste parole non siano offensive per la morale comune e per il magistero della rete e della sua etichetta.

Quindi cari amici, sono accette solo le opinioni ritenute mediamente valide, non troppo piatte e non troppo offensive. Tutto ciò che è per così dire “forte” e “colorito” non ha diritto di sussistenza nelle maglie della moderazione.

Voglio fornire a voi il criterio o il discrimine per comprendere la giusta moderazione e la cattiva moderazione.

Indignarsi verso i luoghi urbani con il cuore aperto alla speranza di un miglioramento incontra la giusta moderazione.

Proporre incontri edificanti nello spirito della comunione, quali l’andare in giro in bicicletta incontra la giusta moderazione

Insultare la persona per le sue malefatte senza il senso cristiano del perdono e l’intendimento segreto del peccato come motore psichico incontra la cattiva moderazione.

Non rivelare il proprio nome e rendere vano il tentativo di smascherarlo incontra la cattiva moderazione.

 

 

Buon senso di colpa a tutti

 

Padre Rovert

la nostra casa

Quante volte vi è capitato di desiderare d’essere a casa. Quante volte siete stati colti dal pensiero ”oh, se fossi a casa nel mio cantuccio..” Perchè cari amici, la casa ha questo di bello...Essa può contenere tutto ed è per questo che è la nostra casa. Magari esiste una stanza particolare che non vogliamo e possiamo frequentare quando ci sentiamo in una determinata condizione d’animo. Ma la casa è la nostra casa quando possiamo stare in una delle sue stanze anche se ci sentiamo male.

La nostra casa è dove riponiamo non solo i nostri oggetti più cari, ma anche dove riponiamo le nostre presenze più discrete che danno letizia alle ore del meriggio, quando il sole filtra dalle persiane o dagli scuri ed il fresco fa soggiornare il nostro gatto nella penombra.

Cari amici noi abitiamo di continuo ogni stanza e muoviamo il nostro corpo tra le mura del corridoio, tra i bagni e le stanze riordinate e arieggiate con la frescura del mattino. Ma siamo ancora altro. Soffermatevi per un istante e considerate con me come per gli strati della dipintura in una eterna mano che il nostro signore dipintore ha voluto permettere si posasse sulla calce dei mattoni, noi siamo al contempo il mattone e la luce di tutti gli strati.

 

Buon senso di colpa a tutti.

 

Padre Rovert

26 maggio 2008

Statistica del desiderio


La tabella delle beltà si fa prolissa, lisa di scritte con bic usurata, sulla tavoletta dell'annotatore, all'angolo della fondamenta già nella mattina assolata quando invece di annotare il traffico dei vaporetti con allegata suonata di clacson (si/no, alto e ripetuto, trattenuto invece come da timidezza) vi pone una classifica di occhi, seni, gambe (tacchi/ballerine, sguardo fiero alto e ripetuto, trattenuto invece come da una pudicizia). Il nostro bel ragazzo, laureato in filosofia (filantropica/misantropica, misandrica alta e ripetuta, trattenuta forse in qualche tratto di amicizia vera) era ora impiegato nel compito tassonomico di elencare il passaggio migratorio dei mezzi pubblici veneziani davanti alla bottega del barbiere e registrare le suonate strombazzate ogni dieci minuti quando il fatto, diremo l'evento si presentava nella sua disturbante realtà ai piedi del ponte delle Guglie, tratto di canale in cui due specie di un sesso del tutto amorfo fatto di ferraglia e eliche inabissate rischiavano di scontrarsi sfiorandosi e inabissandosi con un carico di passeggere giovani, nel fiore degli anni, prolifiche e belle, dotate di un corredo di attrattive da non perdersi assolutamente, per il patrimonio della umanità tutta, della inclita città e dell'eventuale decoro della linea vaporetti.

Padre Rovert



(Ricevo e Pubblico da Padre Rovert la seguente lettera dedicata all’amico Gino Petenea e a tutti e 4 il lettori del Blog)

 

Buon giorno, colui che scrive risponde al nome di Padre Rovert. Affinché possiate meglio ascoltare il vostro cuore nel mentre leggete pubblico la mia immagine.

Se oggi mi sono deciso a scrivere in questo luogo è perchè conosco l’impegno costante di Gino Petenea che in questo caso ha fatto da anfitrione. Cosa vuol dire un prete che scrive in un blog di vittime della moderazione?

Ecco, questa è la domanda che io mi sono posto prima di decidere di scrivere in questo luogo. Sono un benedettino e quindi potete immaginare l’operosità che caratterizza questo ordine del quale io mi sento con orgoglio partecipe. E questa operosità mi ha spinto ha cercare le domande e le risposte che le persone vogliono fare e vogliono darsi. Perchè darsi è sempre la via migliore, ricordatevelo cari ragazzi.

Il primo tema della spero cospicua serie di riflessioni che voglio proporre all’attenzione dei lettori è questo.

Meglio il GREST o la colonia comunale?  

Cari ragazzi già dalla scelta maiuscola la devo dire intimamente, sento risuonare la risposta chiara come una campana della domenica di Montagna, e allora perchè ancora esiste questa domanda?

Ci sono molte famiglie dove si è insinuato un pericoloso morbo che non fa scegliere. Che fa scegliere tra cose fasulle. Perchè la vera domanda riguarda quello che io chiamo l’OS. Quanto OS noi riusciamo a dare. L’OS è l’offerta spirituale, e allora chiediamoci assieme cosa ci può essere dentro una colonia comunale? La gente pensa che il bambino debba essere lasciato per dodici ore da qualche parte, ma non sempre mette al centro delle sue attenzioni quelli che sono i bisogni del bambino.

Sappiamo tutti cosa vuol dire colonia comunale. Colonia comunale fa rima con colonia penale. Grest fa rima con the best.

Buon senso di colpa a tutti.

Padre Rovert

 

24 maggio 2008

Difesa di Fischerle


Il Sandonatese, cari lettori, è stato vittima di un clan di extracomunitari (extra-comune) italiani, provenienti dal comune natio suolo, da una setta dedita ai forum notturni di destra, dedita al linciaggio e al progrom di chi, migrante e nomade dell'etere, ha cercato di portare una briciola di verità nella melma di un territorio bonificato ma ancora malarico.
Il clan degli jesolani, al pari della Gomorra casalese, ormai ha organizzato in maniera assistenziale e aziendale la mensa dei poveri e lo svago turistico delle coste adriatiche, fornendo servizi deviati e miracoli economici assieme al rimessaggio delle colonie e al riciclaggio delle case-vacanze; abusi e violenze sugli stranieri balneari, abbandono sulle corsie dei degenti affetti da diarrea da intossicazione alimentare. Mi rivolgo a questa giuria, in questa mediateca del vittimismo della moderazione mafiosa, e in questa aula io vi pongo una delle più democratiche domande, una delle lezioni che il popolo delle coscienze pensanti dovrebbe dare alla rigidità mentale dell'amministratore di anime del foro interiore: Affiggete nel foro le vostre proteste, infilate cartigli con rime irose e porcate in rima dentro la bocca del delatore di pietra o mascherone di cera! Insorgete! Anime del foro interiore! Rivoltatevi contro il Grande Fratello della presa in culo! Dimostrate di avere una idea contraria e opposta! Animate i forum interni ed esterni! Esternate le vostre pene! Internate gli amministratori! Fatevi giustizia senza appiccare fuochi ai campi! Appiccate roghi della mente, sulle vostre idee ammaestrate!

storia di feci e non feci

E’ sempre  sugli ospedali che cade la nostra attenzione. Io, che ho raccolto il voto tra i malati, ma come presidente di seggio mobile, quest’affare lo conosco di traverso. Ma se a raccogliere i voti fosse invece qualcuno del personale paramedico o medico, ma non per l’imminente scrutinio della scheda, ma così detergendo una fronte madida un giorno, mostrando interesse per  un decorso  post-operatorio l’altro , magari abbozzando un sorriso qua e la e poi elargendo l’indicazione giusta, nel momento giusto, con l’assiduità certosina dell’artigiano politico, ebbene se questo fosse vero io chiedo alla platea del solo lettore dove sia il confine tra la dimensione privata della professione e quella pubblica del politico. Chi cerca d’essere l’eletto tra gli altri abbracciando questa prassi  mostra se stesso nella candidatura sotto ogni possibile riguardo che  a lui pare sia di vantaggio. Solerte nell’aiutare il bisognoso, generoso e altruista, capace di individuare e risolvere problemi. Ma nulla di più efficace vale che il mostrare ciò che noi tutti intendiamo come “ciò che egli è”. E per quanto oscuro possa essere quell’”è”alla fin fine nella pratica ci affidiamo a quello per decidere, laddove è ancora possibile decidere in tale maniera. Ora se è le cose stanno così l’individuo in cerca d’elezione o eletto va colto a 360° e non a 180° a meno che non si voglia sia l’elettore essere colto a 90°. Se in questa prassi, in questa osmosi, nella sfera professionale si manifesta un incidente di percorso, una storia che esce anche in modo discutibile, una storia di feci e di non feci, allora questa storia entra dritta nel circolo di consapevolezza urbana che dovrebbe accompagnare un elettorato nel corso degli anni di gestazione del suo voto. C’è un modo preordinato affinché questa storia esca? No.Si può e si deve pretendere che il delatore dia le generalità e fornisca le date e i nomi ed ogni riferimento purchessia? Forse sì. Il giudizio di meschinità da affiggere sul delatore in questione è duro, ma ci può stare per intero e solo il foro interiore di chi scrive coprendo le pudenda identità conosce fino a che grado questo sia vero. Forse una meschinità ed una mancanza di coraggio sono e restano tali anche di fronte alla verità se si è scritto la semplice verità. Perchè vale anche in questo caso per chi scrive il fatto di inquinare con la propria condotta il fatto raccontato, prima che il “fatto” inquini lui. Una funzione privata indivisibile da quella pubblica che si manifesta nella lettura.

14 maggio 2008

Carfagnana

Lettore e lettore, voi che avete messo una ballotta nell'urna della confraternita, avete dato così pari opportunità ad una donna di presiedere alla investitura della contraddizione con sé stessa. La ballotta del ballottaggio, di cui il ballottino portava il peso, è caduta in seno ad una antinomia della Camera, nella quale una individua dotata di tutti i diritti, ha lottato per avere visibilità in parlamento e non solo, nelle mediateche ovunque, per esprimere così un disagio della civiltà Italiana. Nella nostra arretrata comunità, le bambine nelle rappresentazioni del messaggio pubblicitario sono diverse sempre dai bambini, i quali giocano con giochi, mentre loro sono dipinte come corpi da imbellettare: esse sono condannate a non giocare il gioco della vita, ma ad assistere i bambini giocare, intrattenendosi in abbigliamenti e lustrini. Il sistema italiano dello spettacolo - non quello europeo - è colpevole di questa ingiustizia che lede i diritti delle fanciulle, che amerebbero giocare il gioco della vita, e non doversi imbellettare per intrattenere il maschilismo alla finestra dell'immaginario. Questa rappresentante incarna, e non lo dico con ironia caro lettore, incarna come un cristo una ben più tragica missione tra gli uomini della Camera e del Paese: incarnazione della contraddizione tra apparire ed essere, tra intrattenimento infinito della rappresentazione e vivo gioco esistenziale del destino, tra lotta per i valori e trascendimento di tutti i valori fin qui gettati, aporia tra il diritto e l'eguaglianza dei desideri. In un luogo dove tutto è magma, si cuociono in un crogiuolo le aspirazioni e i ricatti, i delitti della realtà e il lume della ragione, in questo luogo del Parlamento una donna rappresenta in sé come un giano il Nume tutelare della uguaglianza, dell'onore, del diritto, della impresa libera da un lato, e della servitù, della pochezza, della vanità dall'altra. E' su questo altare della Camera che una nuova sacerdotessa deve inaugurare il rito macabro di questa epoca nuova, il rito di una dialettica berluschiana senza sintesi etica.

24 marzo 2008

Abel

Ferrara, mi sono stancato di scriverti per intelligenza. Forse di pancia riesco a raggiungere il tuo volto.
Sei in piena crisi, forse anche tu cerchi la risma d'un giudizio più alto. D'un metro di conforto alle vicende che puoi vedere e intendere o solo immaginare.
sembri un bersaglio grosso ma in realtà sei sfuggente. In quello che fai, nel tedium delle tue giornate io trovo la conferma del relativismo. Sei il simbolo della condanna al relativismo.
Tu che hai affrontato dalle ginocchia comuniste ai piedi del papa hai annusato lo stesso odore e hai tenuto la coerenza solo quando ti sei guardato nella tua mole e nella tua forma. A te non si poteva chiedere di tacere per qualcosa. La parola ti ha preso la mano.
Una crisi senile? Forse la pazzia è intervenuta nella tua vita scaltra. Sei un moralista e non lo sapevi.
Perchè difendere i prodromi della vita quando non si riesce ad amare la vita nelle sue forme più evolute? Sappi che io ti voterò

16 marzo 2008

Malpensa

La mia visione del mondo:

La prima visione fu quella che dalla vasca da bagno potesse esservi un pertugio dove l’acqua poi andava a scolare giù verso un mondo sotterraneo chiamato l’Alitalia, dal cielo nero e con dei soli finti. Ma questa angusta illuminazione era pareggiata dal suo protervo assistenzialismo, che non lasciava per strada al freddo nemmeno un barbone, un solo vero. Le cabine telefoniche alla bisogna si mutavano in piccoli loculi che contenevano una persona. Non vi erano crimini ma solo sfortune e verso queste la mano morbida dell’amministrazione dispensava l’agio al mal tolto.
L’Alitalia così prosperava sotto il cielo di terra.

A questa immagine del bagno si aggiunse presto quella del letto prima di coricarsi. Io sono esistito da sempre. E quale fortuna mi ha colto ora qui nel letto a dirmi figlio di mia madre e fratello di mio fratello. In altre volte e in altri luoghi sono stato altro e chissà cosa sarò ancora. Ho solo sei anni e non ricordo altro che questa circostanza.


Poi il mondo deterministico mostra l’ingranaggio a sedici anni. Ma è un ingranaggio spaventoso e vuoto che fa del gioco di rimando il suo assurdo quantum. L’essenza è negli altri e gli altri sono sempre spaventosamente altri e alteri sino a che loro stessi sono chiamati a dirsi “altri” per comprendere il senso del movimento, che è solo una direzione causale, un inferno dove l’io è solo condotto da traversare.

Poi la chimica tra le mie parole

14 marzo 2008

Valori degli avi


Evidentemente, in un paese ridotto alla fame, all'osso, non si poteva trovare un messaggio più sbagliato. Solo i nostri nonni cresciuti nella miseria hanno la memoria impressa nella carne. O tutto cambia troppo facilmente in Italia?

6 marzo 2008

Storia di Roberto che vola



Quando infuria la tempesta 
Quando piove a catinelle 
Fuor non mettono la testa 
Bambinelli e bambinelle. 
Ma con stupido ardimento, 
Sfida l'acqua, sfida il vento 
Quello sciocco di Roberto 
Con in man l'ombrello aperto.

Il furor dell'uragano 
Strappa, schianta fiori e piante. 
Tien l'ombrello fermo in mano 
Quel fanciullo petulante. 
Ma l'ombrello rigonfiato 
S'alza e il bimbo è trascinato. 
Egli grida! Chi lo sente 
Nel terribile frangente? 
Ver le nubi va l'ombrello 
Preceduto dal cappello.

Su nel cielo più lontano 
È Roberto ormai perduto. 
Lo cercar dovunque invano, 
E nessun l'ha più veduto. 


Da Pierino Porcospino tradotto da G. Negri

28 febbraio 2008

Parvenza


Il mio Loden liso riluce narciso

nel pomeriggio preparato dal sole

dove i raggi vanno sghembi

obliqui ubiqui a trafiggere l’eco del mondo.

Allora la penna d’oro m’acceca

di bellezza, scagliette di ritratti in foglia

scritti sulle rive fluviali,

sui nostri mali,

sul volto trafitto del mondo allora

non una posa risposta riposa.

Una parabola


Il sole se ne va, chissà

se più verrà, tornando

dal fardello del giro grave

nella notte che puntella di stelle

un manto nero d'inesistenza : -

catino vuoto di riflessi minuti

oh pietre di lacrima

una parabola che sia fatta di specchietti di parole

non esaurirà il verdetto colmo di mestizia.