30 giugno 2008

La fortuna della sera


Quel piede che si calca portandolo nella sera di Venezia, non si accompagna ai conversari dei desideri, non si accompagna ormai più da tempo alle confessioni. Ma tutto quello che c'è da sperare nella vita è avere qualcuno di nuovo a cui parlare in una sera d'estate delle proprie speranze, sconfitte e desideri. Oltre a colui o colei che ha scelto di stare vicino e fare di quelle confessioni il repositorio, bisogna guadagnare ad ogni piè sospinto qualcun altro che ascolti l'intima ribellione, le segrete vie del desiderio, che non hanno scampo sennò in un repositorio ormai muto e coperto nella settimana santa.  Il repositorio è diventato troppo presto un luogo santo, pieno di inutili rituali e celebrazioni, pio reliquiario della pietà. Ma a fianco del calcagno nella sera di brezza marina, andando verso le luci della sagra, tornando dal ballo, il cuore torna a riporre una indole indocile in un altro petto, in altri occhi e ricetti attenti, la calzatura della parola si fa scollata. Fortunati coloro a cui la sera permette il riso dei complici, pare pensare quel piede che lo porta nella calle larga della notte.

25 giugno 2008

Modestissimo parere


Mi illudo, spesso facendo, di aver illuso il mondo e il tempo che io non sia successo. Come se si potesse passare senza traccia in questi evi. Come se niente di noi abbia avuto una presenza, duratura per qualche anno, di fronte al conteggio della perennità che tiene il Tempo. Anche di pochi grammi, anche di pochi granelli, difficile è scappare alla bilancia che pesa, al filtro che setaccia le coste di questa terra per valutare la balneabilità universale, dicono alcuni teologi delle estasi temporali che si leggono nelle riviste vacanziere. Direte: come fare per scappare da questa immane catastrofe? Non c'è rifugio, neppure nel giorno più laborioso e forsennatamente occupato dei tempi, per annientare tutta questa bella vita passata tra sapori del mondo e tramonti mediterranei, begli sguardi, colli divini ondeggianti, andature flessuose e sinuose schiene, risate di bambini, di fronte ad un giudizio non amichevole? Ebbene, questa idea non costituzionale di appellarsi contro un appello sgarbato e complottardo, di ricusare quel Gran Giudice nemico, ebbene questa idea, mi pare possa essere un primo passo verso una verace e santa rivoluzione universale di contro alla fine dei tempi.

21 giugno 2008

Lettera all'amico infortunato


Una discriminazione esuberante, per usare un eufemismo, nella nostra epoca prossima al trapasso verso l'ignoto, è quella tra individui possessori del diritto di viaggiare motorizzati e quella tra individui privi di questo diritto, che se ne vanno a piedi, con le proprie stesse forze, quelle del proprio corpo dotato di pulsioni e appetiti, alla propria occupazione. Questo diritto che sta nella coscienza dello spostamento, ebbene è stato sospeso per lo spostamento in acqua, in un luogo lagunare, dove la difficoltà della sopravvivenza si fa passo passo sempre più prossima alle pietre, ai valichi, alle guglie antiche. Il diritto internazionale, la convenzione per i diritti dell'uomo, stanno ai bordi di una città retta da un filosofo platonico dedito al federalismo delle idee opportune, ma non vi possono entrare. Gli abitanti della città improbabile, in un'epoca prossima ad un trapasso verso l'ignoto, subiscono il diktat di un orbo che non vede e non vuole sapere quanti fiumi o canali irrigano di vino, birra e baldoria le calli i campi le fondamente. Le forze dell'ordine atte ad applicare la legge della circolazione ai bevitori abituali e traghettatori verso l'ignoto dotati di veloci battelli a motore, sono congelate in un limbo di impotente estatica trascuratezza che le avvicina alla sindrome di Stendhal con accenti wagneriani. I malfattori non esistono tra le uniche forme di esuberanza di dominio pubblico che esistono nella città delle dodici fatiche, i famigerati Cocis sono ormai estinti, le corse dei motoscafisti abusivi impongono alla valutazione del filosofo una pacatezza degna direi del migliore Epicuro, visto il beneficio indiretto sulle casse della repubblica, il luppolo trabocca sulle bocche dei menestrelli e trovatori di acutissime note, gli snervati avventori sono rimboccati nelle coperte calde dell'esercito della salvezza che stanzia al lato del santo bevitore...
Dunque, amico mio, non aspettare ancora in mezzo alle zolle nerastre e ai margini dei colli termali, vieni a stabilirti in questo specchio di acque stagnanti e melmose, tra vie piene di piscio e topi, almeno il cammino della sera ti sarà leggero e liberato da ostili pedanti..

18 giugno 2008




E’ mendace lo spirito d’afflizione che riserviamo a noi nella prassi dei giorni peggiori.

Agli operatori della psiche che esercitano la loro funzione e compiono scorribande nel territorio libero del senso di colpa dobbiamo dire solo questo; attenti operatori della psiche, attenti ai vostri lavori che non si concludono. Fate cura del tempo, mostrate inclinazione verso la sua signorile esperienza. Siate indotto stupefacente e lustrate le vostre cliniche con spazi creativi per creare e ricreare creature scriteriate e scrutare i loro crateri. 

Agli operatori della strada, che siano prostitute o vigili urbani, prestate il massimo garbo ai vostri clienti e siate clementi con essi per quella legge hegeliana che vi fa dipendere da loro per inverarvi.

Agli operatori dello spirito, agli offerenti dei sofferenti, non celate la vostra ibrida natura. L’esteriore celebrante, l’ebbro celibe che riversa bile, c’è.

Agli operatori delle tasse e ai burocrati di qualsivoglia ufficio, siate costanti e fate della premura la natura esatta del compimento della pratica, della verga la finzione postuma sul da farsi.

Della firma

Padre Rovert

 

Buon senso di colpa a tutti

14 giugno 2008

satorarepotenetoperarotas


(in memoria di critichino rubiamo e incolliamo da gioiella lontana:)


Questa non è una poesia. 

E non è neanche un off topic scritto al di fuori degli argomenti 
dell'ennegì. 

E' uno scritto, lungo, ma non mi importa. 

Scrivo perchè voglio che qualcosa di mio sia legato a iap per Carlo Berselli 
che è 
scomparso all'improvviso. 

Quindi per Enoch/Critichino/Sversato/MariaStrofa/Librellula,e tutti 
quei 
suoi nick con i quali s'è presentato a me ed a  tanti altri qui su iap e per 
Usenet tutta nel corso del tempo 

Già, il tempo. 

La notizia della scomparsa e il momento in cui è stata resa nota sulla 
superveloce autostrada di internet risale a due giorni fa, ma per me che la 
scopro è *adesso*  e  mi dice   *adesso*  che "l'Assenza" sarà *totale*, 
*definitiva* e che  è come se  tutto  fosse già passato,come se  tutto 
fosse già trascorso e scivolato via per far posto ad altro che sia 
 più novità, 
 più fresca vicenda. 

Per me è tempo di dolore. 
Profondo, autentico,vero,reale.Che ho bisogno di condividere per iscritto. 
Per me un  evento luttuoso e la morte  non sono mai un voltare pagina 
velocemente.E vorrei che nemmeno la cosa scivolasse su iap senza 
una mia parola. 

Perdo una Presenza cui ero molto affezionata, una vicinanza nell'irreale 
che spesso ho sentito Reale. 
Ho la certezza di aver smarrito  definitivamente qualcuno che leggevo 
volentieri per 
come si esprimeva, per quel che raccontava, per l'immagine che mi rimandava 
quando lo ritrovavo e cui sempre lo associavo in maniera molto infantile... 

Quella del momento in cui l'onda piena e tumultuosa si frange sullo scoglio, 
lo travolge, se ne appropria solo per un attimo, prima di ritirarsi e 
mescolarsi ad altra acqua ancora, ma in maniera meno violenta, più leggera. 

Una immagine possente che disordina,sconvolge,mette sottosopra, rovescia 
poi  quasi si smarrisce da quella violenza e si raddolcisce. 

E su iap  ricordo spesso rovesci di parole o improperi o altrettante 
celebrazioni,guasconate fatte rivelazione, racconti, commenti,apporti 
di tipo critico,studi etimologici,poetate,pure 
"donchisciotteschi" combattimenti, 

Carlo. 
In una parola,in un nome,Carlo. 

Quindi. 

Voglio che questo scritto rimanga qui,depositato per sempre, per ricordare 
Carlo Berselli , perchè 
Carlo Berselli è e sarà sempre una parte viva di iap. 

Non solo di quella iap che io ho avuto la fortuna di vivere tempo fa, ma di 
*questa* iap che continua a crescere e rigoglia ogni volta che qualcuno, con 
grande generosità,postando,deponendo di suo ci chiama a far parte della 
propria essenza più vera e più intima, non tanto virtuale, legandoci a lui 
nel 
permetterci di leggerlo. 

Una volta qualcuno mi raccomandò di stare 
molto attenta,mi disse che in questo virtuale non siamo che parole 
vane,immagini e personalità costruite, menzognere. 

Poi che la letteratura e la nostra voglia di avvininarcisi su iap sono una 
cosa, la vita reale, le questioni private e personali altrui *devono* 
rimanere 
personali . 

Io risposi quel di cui sono convinta ancora : certo, nel virtuale puoi 
costruirti una personalità nuova e differente dalla tua, puoi ricrearti 
tutto un mondo in cui sguazzare a tuo piacimento, ma 
a lungo andare   Tu_e_quel_che_sei_effettivamente 

Chi_sei_effettivamente, verrà fuori. 

Tra quei grafemi,tra quelle parole digitate in un sotto-sotto 
che nolente e riluttante emergerà e galleggerà prima o poi, per quel che di 
più vero c'è sempre, in ognuno di noi. 

Quindi che le persone estranee ed a me completamente sconosciute con cui 
entro in contatto qui  in Usenet o sul Web  sono virtuali, ma 
fanno parte e continueranno sempre a fare parte del mio individuale, 
esclusivo, mondo reale. 

Ed EnochCritichinoSversatoMariaStrofa-Carlo 
erano *davvero* uno che si chiamava Carlo che  tuonava, poi esplodeva e 
s'allargava in 
ogni suo scritto e, alla fine era 
davvero così, come NON si fingeva. 

Io Carlo Berselli non l'ho mai visto. 
Cioè. 
L'ho visto solo 5 minuti fa sul blog della figlia, Serena . 
E mi è scappato un sorriso. 
Perchè prima di quel momento non ho mai nemmeno pensato ad immaginarmelo 
legato ad una corporeità, e . 
Adesso che non c'è più so che esisteva , *esisteva davvero*, anche 
come natura fisica, materiale, fatta di carne e sangue. 

In quasi dieci anni di amicizia non l'ho mai incontrato, nè sentito per 
telefono. 

E lui , molto presente nella mia posta privata, specie in un momento che 
aveva intuito essere difficilissimo per me, aveva sempre avuto tanta 
cortesia,tanta pazienza,molta ironia ,ma mai cattiva. 
Mi strappava dei sorrisi, era sincero. 

E credo di avere grossi debiti con lui ,anche se probabilmente non gliel'ho 
mai saputo scrivere per ringraziarlo. 

Esattamente non ricordo in che periodo abbiamo incominciato lo scambio di 
mail, però mi sovviene che mi colpì immediatamente l'amore di quest'uomo 
per i libri,la  mente lucida, libera, la personalità. 

Eclettica sarebbe dire poco. 

La voglia di vita. 

Fa male scriverlo qui ,adesso. 

Però Carlo era lìimpersonificazione della vita  da non sprecare,da vivere 
fino in fondo e per me  impersonificava  quello scoglio che resiste, 
quell'onda che si abbatte e poi si scioglie in altra acqua . 

Io fui omaggiata con uno sfottò bello, preciso, mirato e molto giusto dal 
primo nick di Carlo qui ,Critichino. 

Che sbucò sulla iap estiva e molto sonnacchiosa dei primi di luglio del 
2000. 
In verità una iap poco incline alla lettura e -specie- allo sforzo 
dell'interpretazione. Dopo aver postato alcuni suoi lavori come Enoch 
passati completamente incommentati ,sbucò Critichino. 

Quella era l'epoca in cui lo iap-poeta postava , poi andava a sdilinquirsi 
in 
micro apprezzamenti entusiastici  in un thread di un altro poeta, allo scopo 
 che quegli ringalluzzito restituisse il "favore". 

Gli sviluppi critici o gli studi sui versi sempre poco apprezzati si 
andavano estinguendo e finanche semplici letture a commentario parevano 
incominciare ad essere di troppo. 

Iap si animò, nell'afa prese vigore e caddero le barriere ,si costituì in 
esercito  in buona parte "tuttiuniticontro" Critichino che si rivelò essere 
il peggior 
rompi-equilibri(palle) mai visto. 

Ce ne fu per tutti. 

AlbertOdino gli dedicò una   "Apologia( non autorizzata)", 
però fu con merla, per la poesia "Maldive" che spuntò l'altra faccia della 
medaglia : 
dopo Critichino che criticava, nasceva anche Lodatore che lodava. 

A me disse come ero. Come mi "vedeva "leggendomi .E mi strappò una risata. 
Devo confessare molto a denti stretti, ma alla fine risata fu. 

Ed è così che me lo ricorderò, sempre ridendo. 

Questo mi sembra importante per essere una delle cose che mi seguirà  nella 
memoria, in futuro, di lui .E  voglio scriverlo a Serena, sua figlia. 

Risate,ecco. 
Pure molto tempo dopo, quando arrivò Sversato. 

Che come inizio piagnucolante debordò in tutta una serie di dialoghi con 
Merlino e con 
Satollo. 
Indimenticabili. 

Di lui in quanto Sversato potrei raccontare delle guerre. 
Di come si buttava a capofitto nella pugna. 
Di come andava fino in fondo a tutto, nel bene  e nel male, di come si 
incaponiva salvo poi correggere immediatamente il tiro se si rendeva conto 
di essere in errore. 
A me una volta chiese scusa per essere stao esageratamente non so che. Ma 
esageratamente :) lui. 

Ricordo che non sopportava gli errori di trascuratezza nei post,le 
ovvietà,le ipocrisie. 

Sversava intervenendo, (inaugurò tutta una serie di post  poesia +etimi 
della parola), vivacizzava, mazziava alla"cecata", rimbrottava, [CANE 
ANALFABETA!] ,raramente lodava 
e si esprimeva con una dialettica colta  che non aveva pari , una fra le più 
godibili  da me mai lette ,condita da una mordace ironia pure ,a volte, 
autolesionistica;   sfotteva, "sfruculiava" 
deliberatamente, disturbava canzonava ed irrideva, peccava 
e poi pure si assolveva. 

Ma un essere umano. 

Che mi ha anche colpita perchè qui non s'è mai vergognato di mostrarsi per 
quello che era. 

Incazzato, esageratamente allegro, sfottente, drammaticamente innamorato 
perso, geniale,deluso, arrabbiato,clamorosamente vendicativo con i "nemici", 
capacissimo di riconoscere la letteratura, e lodare la vera arte quando la 
scovava, 
affettuosamente gentile con gli amici, preoccupato e capace di condividere 
gli accidenti di salute con chi stava male : un essere umano . 

Quando uno dei consueti postatori,ebbe un gravissimo incidente d'auto, 
con una delicatezza preoccupata fece spesso da tramite fra noi e lui 
tenendoci al corrente e alla fine, so per certo, anche andandolo a 
trovare personalmente. 

Un essere umano, mi ripetevo e ripeto a voi.  Mentre una qual certa peggiore 
iap,( per fortuna non tutta) continuava flemmaticamente a far scivolare ogni 
sua cosa,senza una sosta.Poetando, criticando, leggendo, facendo pure 
sfoggio di muscolatura culturale, senza voler incontrare l'umano fermandosi 
con 
un semplice 
post di saluto, 
o di partecipazione. 

Posso anche raccontare della generosità di Sversato. 
Carlo era di natura molto generosa e la sua generosità si scioglieva da lui 
in molti modi. 

Se fiutava intrallazzi ai danni di qualcuno nel sottobosco 
"iapincontrinelreale" o 
"iaporganizziamocipervendicarcidiqualcuno" sbucava e raccontava quello che 
sapeva, o lancia in resta partiva in difesa attaccando e *dimostrando*, come 
fu una volta per me, l'infondatezza stupida e pretestuosa di certe inutili 
 posizioni.La cattiveria gratuita di certi personaggi, i meschini 
atteggiamenti 
di altri ancora. 

Se gli si chiedeva un parere letterario o un consiglio,anche di lettura, 
partiva in quarta sgommando e 
non si risparmiava.Citava, raccontava, ma io rimanevo ammirata  non tanto da 
quel che 
mi andava svelando, quanto dalla sua maniera di chiamare il suo 
interlocutore ad 
amare ciò che egli aveva amato, a farlo entrare nel suo rapporto 
libro+lettore. 

I libri, si capiva, erano il suo più grande amore dopo la figlia. 
Poi arrivava la scrittura, ma i libri... 

Erano la passione violenta, sanguigna e nel contempo la tenerezza. 
Adorava  profondamente scegliere libri e leggere e 
poi raccontare dei personaggi che incontrava e odiava o idolatrava,  finendo 
per diventare egli stesso uno di loro.( l'ho sempre pensato) :) 

5 minuti in mail con lui e ti veniva voglia di leggere. 

Una cosa che qui su iap ho provato anche grazie a torrette e giannapiano, ma 
sono altri racconti. 

Era Carlo ad entrare *nei* libri e più tardi nei personaggi che ha creato. 
nel 
romanzo che ha scritto, "Rotolibro d'autore" , poi ne "I Libronauti". 

Leggerlo mi faceva venire voglia  di scrivere, di provarmi ,anche in poesia. 

Una volta, inaspettatamente trovai un suo commento sotto un mio lavoro 
sudatissimo ma che ,alla fine, non mi convinceva.Pensai che mi avesse 
riconosciuta 
nonostante avessi avuto cura di usare un nick diverso. Che avesse voluto 
incoraggiarmi .Quando "osai" 
insinuarglielo scherzando, più che altro per comunicargli la  mia 
contentezza, 
mi  rovesciò addosso un torrente di tutta una serie di così 
variopinti insulti ed improperi, 
che.  Alla fine mi convinse : avevo ragione io! :) 

Sempre a proposito della generosità di Carlo potrei parlare della 
mia depressione , dei miei sforzi per combatterla,e di lui che mi 
consigliava "L'arte della gioia" di Goliarda Sapienza, e Borges, o Fante. 
Del tempo che perdeva con me e del rispetto che 
portava e ha sempre portato 
alla mia mente,alla mia sensibilità ed alla mia intelligenza. 

Una volta mi complimentò per un commento e mi disse che stavo diventando 
come il buon euxebio  e  r r : la poesia intorno a noi in tutto quel che 
vivevamo, noi poesia fusi alla poesia perchè lettori 

Pensai ad uno sfottò, solo ora mi rendo conto di quanto sia veramente 
importante "leggere" in un testo il testo.E farlo proprio, farcisi 
assorbire. 
Dare al testo che si legge il giusto valore, il giusto apporto, la giusta 
importanza.Trascorrere con lui, specializzarlo con le pause di riflessione, 
dal  titolo all'ultimo punto  finale. 
Veramente  allora Buon dominio di exe, rr e di, a. AlbertOdino, valentino, 
X, non tanto mio. 

Poi. 
Vorrei parlare di Maria Strofa. 
Un personaggio che solo una mente geniale come Carlo Berselli poteva 
costruire nel tempo. 

Qui, quando la "Signora " si presentò come peripatetica attirò 
immediatamente l'attenzione. 

Io risi a crepapelle quando 
Madame dichiarò una prticolare inclinazione per a. che,al contrario le 
rispose 
di essere etero. :) Mi ricordo che nè Local_Machine, nè Land*Scape ci 
cascarono,ma il resto :...a capofitto, simpaticamente presi dagli 
scritti poetici della Dama. 

Eppure ad accorgersi che era un uomo ce ne furono.Pochissimi : oltre a. 
AlbertOdino, torrette, io.E rimanemmo in un divertito silenzio. 
In fin dei conti ognuno ha 
il diritto di condursi come vuole, di sperimentare Usenet come vuole. 

Convinto  blogger, MariaStrofa_con_ i _baffi leggeva altri blog. 
Attentamente. 
E postava: si era inventato  le avventure dell'Ispettore Gabriello. 
Però credo di essere rimasta legata ad un suo post dedicato alla figura di 
suo padre, grande amatore. C'era un sacco di ironia, al solito, ma un 
sottofondo di amara delicatezza 
che mi rende ancora cara quella lettura. 

Avrei ancora tanto,da raccontare a chi vorrà leggere.Tanto da dire. 

Questo è un mondo strano e  altrettanto strano è il modo con cui si 
vivono i rapporti su internet, con questi sconosciuti che ti rispondono se 
chiedi, che ti domandano e tu rispondi loro,che si parlano leggendosi. 

E' un mondo in evoluzione, non meccanico, arricchente per i milioni 
di incontri e di contatti che si stabiliscono. Per le voci che risuonano. 
Occorre un giusto distacco, come intende rast.a, si, dice bene. 

Però, da qualche ora mi sento meno ricca,ho perso il  necessario distacco 
ed il virtuale 
s'è impadronito del mio reale con  dolore di perdita, senso di vuoto, 
bruciore di assenza. 

E  rimanere in silenzio  per un dolore,  nemmeno su un newsgroup ,per me. 
è mai 
stata  la soluzione giusta. 

Altrove, il nick  di una signora, alla notizia, ha borbottato, più o meno : 
"Crederò che è morto quando me lo dirà lui!". 

Già, vorrei pure io. :) 

Ma  mi devo arrendere e  così devo dare l'Addio  ad una fra le persone più 
incredibili  che mi sia capitato di incontrare in tutta la mia vita sino ad 
ora. 
Con tutto il mio affetto. 

Gioiella Lontana 

From: sversato ...@libero.it> 
Newsgroups: it.arti.poesia 
Subject: Silenzi 
Date: Thu, 25 Apr 2002 17:46:12 +0200 

La terra concava che inghiotte 
la notte, 
che tiene nel ventre la figlia 
del grano, della spiga dura, 
la terra dei démoni lontani 
di voci e silenzi attoniti 
scavati nella carne, bolle di vuoto 
negli occhi dilatate, dei lemuri 
striduli ai passi stranieri, la terra 
lontana, l'ultima, 
quella che dalla bocca chiede 
forza ai denti rigati di sangue, 
si aprirà ai tuoi passi dimenticati, 
ai segni lievi, 
a questa musica che non ha 
gitani 
                 a Proserpina che torna nella calda 
stagione 
e si riprende il mio fianco; ancora 
vibrante e alata come il sogno 
dei papaveri e la polvere 
del loto. 

sversato 


13 giugno 2008

Ben disposto


Ben disposto oggi verso la nemica, mi sono azzardato a rimproverarle amichevolmente il suo tono di voce e il disordine rumorale della musica che ci faceva ascoltare, incatenati com'eravamo tutti al nostro posto di lavoro. Mentre cercavo di concentrare tutte le mie attenzioni su un volto d'angelo, butterato e ammuffito, ma tuttavia faccia della divinità, e di volare con le sue ali oltre la pesantezza della condizione umana, guardando la sua severa assenza intemporale, e assecondando con un batuffolo la crema clorurata per togliere dalle sue gote paffute filamenti di mortalità, mi sentivo disposto, dopo un lungo periodo di silenzio, veramente ben disposto a confessare alla nemica che quella sua reattività clorurata non riuscivo più a contenerla nel mio mutismo. Sappiamo tutti che, incatenati come siamo nella nostra mortalità e nelle buone maniere, dobbiamo concedere agli ansiosi e agli astiosi il tempo e lo spazio necessario per muovere e scuotere le loro catene, far uscire il vilipendio del cattivo gusto, far decantare la malefatta e gridare alla libertà il liberticida, nel proprio peccato originale, nel libertinaggio della sua buona creanza. Ma quando queste stesse catene feriscono fin troppo profondamente la chiocciola, il martelletto e sopratutto quando ci si accorge che la faccia d'angelo nostra compagna non ci procura più protezione, ma accigliata tenta con un colpo d'ali di liberarsi della nostra muta vigliacca e patetica ignavia, allora sì mia cara, allora sì io dico in faccia alla mia isterica condannata: "sei una bolla si sapone satura di odio; vai, allontanati come una farfalla notturna di fronte alla mia luce".
Ed ecco che, girandosi sullo sgabello, in una torsione innaturale della schiena ingobbita sopra il seno cadente, la nemica strozzata dalle note acute di trombe fiammeggianti, portata da un vento caduto dentro la nostra sala di catene, avvolta dalle creme decapanti, dalle soluzioni acide e dalle emulsioni grasse, prendeva la via della finestra in un tripudio di gonne bislacche, capelli d'angelo e pagliuzze d'oro zecchino; la via dell'amore, della libertà, infine della lealtà alla gravitazione universale e al moto di tutti i gravi verso un centro magnetico di divinità...