29 giugno 2009

Odi veneziane





Venditore palestrato, come un fiore da cogliere per la strada dalle ragazze americane, vendi le tue cianfrusaglie, le tue bazzecole in una specie di poltriccio armato, quasi come una chiocciola ti porti a dormire la sera. Sogni il desiderio di diventare un divo del cinema pornografico, tutto questo è il tuo mondo di cartapesta dipinta e laccata stile rococò per il carnevale delle signore. Le tue coserelle tintinnano lungo la calle stretta sotto le braccia forti, servite al momento opportuno per la sola fatica del giorno. La tua carrozzella imbacuccata, la tua bacheca di ninnoli arriverà nella rimessa impantanata dai topi di fogna, le tue mani lastricheranno la strada pisciosa, il boulevard del successo erettile; sei il membro di questa società virile, l'agente segreto dei bucanieri, il successore dei coccodrilli dalla pelle di pitone. Ambulanza dell'abbondanza, i tuoi ostacoli sono solo ambulanti caduti in schiavitù.




Grande nave del porto venuta dalle terre polari, hai visto l'Eisberg sciogliersi di pudore ed il maelstrom urlarti improperi e gettarti le maledizioni di Odino per aver lasciato i fiordi ed esserti concessa il viaggio per Citera. Le turbine assecondano i suoni di Pan e le molte eliche impazziscono di vedere i marmi del Partenone vandalizzati dai veneziani. I comignoli venerano le cupole della basilica, en passant, con la solenne scoreggia del vichingo, le genti giocano a tennis sui terrazzi babilonesi, come giardini dell'eden, oltre i campanili bizantini, sopra i sindaci gotici spruzzati di tessere luminose. Le ammissioni a bordo superano le previsioni, i mosaici sono portati a spasso nelle bluse marinaresche, i vetri ammiccano tremolando ai borgorigmi del tuo ventre, lo statista locale saluta gli imbarcati come un Comintern in vacanza, le chiome bionde sventolano tra arie chimiche, gli occhi azzurri guardano i leoni alati sfaldati, sfegatati, uno sfintere di acqua salmastra da superare per Citera, oltre i lazzaretti, oltre le secche, via, via da questa peste, melensa cineseria.




Vaporetto. Una ambizione di progresso ecologista, un motore ad acqua bollente dentro un vascello fantasma si aggira in tutte le viscere della città per il trasporto di anime belle. E vecchi rancorosi pieni di fiele verso l'esotismo proteiforme e prolifico di giovinezze fanno dell'impulso criminoso l'unica ragione per continuare a navigare e vincere la morte. Vaporino, un dispositivo per infiltrare il virus dell'omicidio rituale e generazionale, dunque il genocidio dei giovani da parte dei vecchi in uno spazio chiuso e isolato, ma vagante. Il vaporino vaporizza di gas esilarante i suoi passeggeri, induce a delle allucinazioni, propaga una psicosi di massa, un ammutinamento, un assalto alle navi da crociera, l'arpionamento e il cannoneggiamento, infine la presa del bottino e il sollazzo nelle grandi hall e nelle piscine, quando fa molto caldo nel Canale della Giudecca. Come in un vagone piombato, in un container libico, la nostra nave del deserto ci porta a destinazione, agitando le acque, solcando banchi di alghe fosforescenti, speronando pontili fradici, sciogliendo i grassi, disfacendo i trucchi, i tranelli e le illusioni delle nostre vite.




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