14 maggio 2008

Carfagnana

Lettore e lettore, voi che avete messo una ballotta nell'urna della confraternita, avete dato così pari opportunità ad una donna di presiedere alla investitura della contraddizione con sé stessa. La ballotta del ballottaggio, di cui il ballottino portava il peso, è caduta in seno ad una antinomia della Camera, nella quale una individua dotata di tutti i diritti, ha lottato per avere visibilità in parlamento e non solo, nelle mediateche ovunque, per esprimere così un disagio della civiltà Italiana. Nella nostra arretrata comunità, le bambine nelle rappresentazioni del messaggio pubblicitario sono diverse sempre dai bambini, i quali giocano con giochi, mentre loro sono dipinte come corpi da imbellettare: esse sono condannate a non giocare il gioco della vita, ma ad assistere i bambini giocare, intrattenendosi in abbigliamenti e lustrini. Il sistema italiano dello spettacolo - non quello europeo - è colpevole di questa ingiustizia che lede i diritti delle fanciulle, che amerebbero giocare il gioco della vita, e non doversi imbellettare per intrattenere il maschilismo alla finestra dell'immaginario. Questa rappresentante incarna, e non lo dico con ironia caro lettore, incarna come un cristo una ben più tragica missione tra gli uomini della Camera e del Paese: incarnazione della contraddizione tra apparire ed essere, tra intrattenimento infinito della rappresentazione e vivo gioco esistenziale del destino, tra lotta per i valori e trascendimento di tutti i valori fin qui gettati, aporia tra il diritto e l'eguaglianza dei desideri. In un luogo dove tutto è magma, si cuociono in un crogiuolo le aspirazioni e i ricatti, i delitti della realtà e il lume della ragione, in questo luogo del Parlamento una donna rappresenta in sé come un giano il Nume tutelare della uguaglianza, dell'onore, del diritto, della impresa libera da un lato, e della servitù, della pochezza, della vanità dall'altra. E' su questo altare della Camera che una nuova sacerdotessa deve inaugurare il rito macabro di questa epoca nuova, il rito di una dialettica berluschiana senza sintesi etica.

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