30 giugno 2008

La fortuna della sera


Quel piede che si calca portandolo nella sera di Venezia, non si accompagna ai conversari dei desideri, non si accompagna ormai più da tempo alle confessioni. Ma tutto quello che c'è da sperare nella vita è avere qualcuno di nuovo a cui parlare in una sera d'estate delle proprie speranze, sconfitte e desideri. Oltre a colui o colei che ha scelto di stare vicino e fare di quelle confessioni il repositorio, bisogna guadagnare ad ogni piè sospinto qualcun altro che ascolti l'intima ribellione, le segrete vie del desiderio, che non hanno scampo sennò in un repositorio ormai muto e coperto nella settimana santa.  Il repositorio è diventato troppo presto un luogo santo, pieno di inutili rituali e celebrazioni, pio reliquiario della pietà. Ma a fianco del calcagno nella sera di brezza marina, andando verso le luci della sagra, tornando dal ballo, il cuore torna a riporre una indole indocile in un altro petto, in altri occhi e ricetti attenti, la calzatura della parola si fa scollata. Fortunati coloro a cui la sera permette il riso dei complici, pare pensare quel piede che lo porta nella calle larga della notte.

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