21 giugno 2008

Lettera all'amico infortunato


Una discriminazione esuberante, per usare un eufemismo, nella nostra epoca prossima al trapasso verso l'ignoto, è quella tra individui possessori del diritto di viaggiare motorizzati e quella tra individui privi di questo diritto, che se ne vanno a piedi, con le proprie stesse forze, quelle del proprio corpo dotato di pulsioni e appetiti, alla propria occupazione. Questo diritto che sta nella coscienza dello spostamento, ebbene è stato sospeso per lo spostamento in acqua, in un luogo lagunare, dove la difficoltà della sopravvivenza si fa passo passo sempre più prossima alle pietre, ai valichi, alle guglie antiche. Il diritto internazionale, la convenzione per i diritti dell'uomo, stanno ai bordi di una città retta da un filosofo platonico dedito al federalismo delle idee opportune, ma non vi possono entrare. Gli abitanti della città improbabile, in un'epoca prossima ad un trapasso verso l'ignoto, subiscono il diktat di un orbo che non vede e non vuole sapere quanti fiumi o canali irrigano di vino, birra e baldoria le calli i campi le fondamente. Le forze dell'ordine atte ad applicare la legge della circolazione ai bevitori abituali e traghettatori verso l'ignoto dotati di veloci battelli a motore, sono congelate in un limbo di impotente estatica trascuratezza che le avvicina alla sindrome di Stendhal con accenti wagneriani. I malfattori non esistono tra le uniche forme di esuberanza di dominio pubblico che esistono nella città delle dodici fatiche, i famigerati Cocis sono ormai estinti, le corse dei motoscafisti abusivi impongono alla valutazione del filosofo una pacatezza degna direi del migliore Epicuro, visto il beneficio indiretto sulle casse della repubblica, il luppolo trabocca sulle bocche dei menestrelli e trovatori di acutissime note, gli snervati avventori sono rimboccati nelle coperte calde dell'esercito della salvezza che stanzia al lato del santo bevitore...
Dunque, amico mio, non aspettare ancora in mezzo alle zolle nerastre e ai margini dei colli termali, vieni a stabilirti in questo specchio di acque stagnanti e melmose, tra vie piene di piscio e topi, almeno il cammino della sera ti sarà leggero e liberato da ostili pedanti..

1 commento:

  1. una suggestiva ipotesi liquida, verso il circolo delle nostre speranze ignote.
    La migliore e la più balenante delle idee non è estinta ancora e abita la laguna.
    Desidero un piano terra preda di allagamenti per notti umide e lune sui giardini

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