In un cielo muto di vento
impietrito di vene d’azzurro
mi porto eretto oltre le siepi
i dirupi e un lungo muro dei pianti
ormai esalati, salato e rovente
di collere buffe; oltre a tutto
con una disciplina transitoria,
come una scommessa morente
sommessamente vivace, di smalto
celestiale, rapinoso e fugace.
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