5 ottobre 2007

Ritratto contemporaneo


Il Boccoluto espone una criniera che è l'invidia d'ogni bella donna. I suoi bei capelli color miele, seta pura ed ondulatezze se li porta bellamente intorno ad una faccia da bulletto furbo. Potremmo farne il ritratto, e si potrebbe ripetere quell'evento soprannaturale che capitò a Dorian Gray. Questa bellezza portata ed esposta con tale sfacciata baldanza riveste un animo incapace di amare. Ma veniamo all'impostazione della voce: suadente, bassa, che tradisce una calma fatta tremolare da un rompersi continuo dell'emissione, quasi fosse lì lì per spezzarsi nel singulto, ma tiene e continua a parlare in tono caldo. La bruschezza delle frasi, il tono asciutto del dire, nasconde e copre bellamente i retropensieri che sarebbero cannibali. E tutta questa soavità manifesta scorre sopra uno sberleffo osceno. Movenze e abbigliamento affettato, androgino, voce roca e bassa costantemente, tono piatto, pause del parlare, mai un suono pieno, alto: tutto controllato; mescolanze e contaminazioni dialettali, sbrigative sentenze, forza della convinzione: tutto chiaro nella mente. Uso e abuso delle altre persone, carattere dominante, battute e apprezzamenti sprezzanti anche quando sono lodi.
Dorian, ormai potremmo chiamarlo così, è la migliore approssimazione ad un tipo nuovo, il figlio migliore di una generazione d'italiani che hanno portato al completo collasso quel poco di generosità e solidarietà tersa che si vedeva ancora nei nostri nonni. Qui c'è una furbizia che si nutre sono di narcisismo e scalza ogni possibile ostacolo umano. Questa boria che si nutre della sua sicura bellezza, e vince tutti i liberi che gli vivono accanto con la loro tiepidezza; questa spavalderia, che mi fa tenerezza nelle sue spalle strette.

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